Benvenuti nel sito ufficiale dell'A.P.S. ArcheoTibur di Tivoli (RM).NUOVO ANNALES VOL. III ANNO IV DISPONIBILE

I Templi Dorici: i casi della Tholos di Delfi e di Aphrodite Cnidia presso la Vill Adriana

 A cura dell’Ing. Christian Doddi


LE CITTA’ DI TIBUR E DELFI


Com’è possibile leggere sul sito del Comune presso l’indirizzo web https://www.comune.tivoli.rm.it/home/entrare/la-citta/gemellaggi/ Tivoli è gemellata con diverse città del mondo tra cui Saint Amand les Eaux in Francia, Focsani in Romania, Yugawara in Giappone e Delfi in Grecia. La più conosciuta tra queste è senz’altro la millenaria Delfi. Tale gemellaggio non può che essere visto di buon occhio considerando che tra le due città vi sono diversi parallelismi storici, archeologici, architettonici e politico-sociali. Conosciuta soprattutto perché sede del più famoso Oracolo del Dio dall’arco d’argento Apollo, Delfi veniva considerata anche come il centro del mondo conosciuto ed era un punto focale dell’antica Ellade. Come per il caso di Tibur, dove per l’imponente Santuario di Ercole Vincitore il paesaggio circostante composto da dirupi, pareti a strapiombo, da cascate dell’Anio e dalla folta vegetazione sacra, anche per Delfi il grande luogo sacro ad Apollo è immerso all’interno di un contesto che aumenta la sensazione di sacralità grazie alla luce riflessa delle candide pareti rocciose delle Fedriadi. Terrazzamenti, dirupi, “l’orrido” e ambienti quasi divini accomunano i luoghi di costruzione di due dei più grandi e importanti Santuari dell’antichità. La grande importanza che questi complessi architettonici recavano alle città, non era solo a livello religioso, ma anche (e soprattutto) a livello economico, politico e sociale. Come nei casi dei grandi Santuari cristiani moderni, come per esempio quello di San Francesco ad Assisi, l’affluenza del pellegrinaggio creava una reazione a catena economica di grande importanza. Ceramiche votive, donazioni, alloggi, vivande e quant’altro portavano a sé grandi quantità di denaro e lustro sociale a Tibur come a Delfi. Sede di vari Thesaurus, tra cui anche quello di Athene e Pergamo, all’interno del Santuario di Apollo vi erano anche un Teatro, un Buleuterion, una Stoà e un Ginnasio. Forse meno conosciuto, ma non meno importante, il Santuario dedicato ad Athena Pronaia (da πρναος – prnaos – ovvero “davanti al Tempio”) è situato al di là della gola Castalia, ai confini orientali della città. Lungo una grande terrazza di 150 m (lunghezza approssimativa a uno dei lati del Santuario di Ercole Vincitore) con una profondità di circa 40 m, si erigevano cinque edifici più un grande altare dedicato proprio alla Dea dagli occhi lucenti. Il più grande era un tempio periptero esastilo, sede del culto di Athena e costruito al di sopra di un primo tempio dedicato alla stessa Dea, ma non era l’unico dove si professava tale fede, infatti nella parte più ad est del τέμενος vi era un tempio prostilo chiamato dagli storici dell’architettura di Athena III. Gli altri due edifici rettangolari erano due Thesauri, uno di Massilia1 e l’altro, forse, di Athene. Arriviamo infine a quell’edificio a cui daremo più spazio in questo articolo, ovvero la famosa Tholos di Delfi, tempio dorico rotondo di una spiccata eleganza e di un erudito utilizzo di un eclettismo ancora frenato ai tempi della Grecia Classica. In conclusione, mettendo a paragone le due città, si può notare come in entrambi i casi vi è presente un Oracolo di elevata importanza (ricordiamo la Sibilla Tiburtina a Tivoli e appunto l’Oracolo di Apollo a Delfi), la presenza di almeno un Santuario (centro religioso, culturale, economico e socio-politico) e un’orografia e una geomorfologia che accentuavano la grandezza di tali luoghi di culto. Non c’è quindi da stupirsi se ad oggi vi è un gemellaggio tra quello che in antichità era considerato “l’ombelico del mondo” e la Superba città di cui anche Virgilio ne cantò le lodi.


ACCENNI SULL’ORDINE DORICO

Argomento di cui ho già scritto in altri articoli (vedi https://www.archeotibur.org/p/a-cura-di-christian-doddi.html ) è sempre buona norma dare un piccolo accenno di storia dell’architettura, per agevolare la comprensione del testo a coloro che non hanno mai affrontato tale argomento. C’è da dire innanzitutto che le correnti di pensiero sull’esistenza di due o più ordini architettonici, desta ancora oggi dibattiti. Io personalmente credo che tutte le correnti siano giuste e nessuna sbagliata, dato che purtroppo non vi sono testimonianze scritte sulle regole e i canoni dell’architettura antica. Va fatta eccezione ovviamente del notevole trattato di Marco Vitruvio Pollione il De Architectura, scritto tra il 20 e il 10 a.C., testo però puramente teorico e frutto di studi e non di esperienze dirette. Nel De Architectura vengono date risposte ad origini, proporzioni, scelte stilistiche e soprattutto sono descritti i famosi ordini architettonici che noi tutti conosciamo. Va precisato però che ai tempi di Vitruvio, vi era già un’avanzata dottrina architettonica frutto di secoli di evoluzione e che determinati stili (come per esempio il corinzio o il tuscanico) agli inizi delle grandi edificazioni templari, ancora non esistevano. Per ragioni puramente accademiche diremo che gli ordini architettonici principali sono il Dorico e lo Ionico, mentre quelli che noi tutti conosciamo come Corinzio, Tuscanico e Composito, sono derivazioni ed evoluzioni dei due stili principali. E’ importante tener conto di questo perché ci torneremo su più volte. In grandi linee, e senza entrare troppo nello specifico, i due ordini hanno delle “regole” o “canoni” ben specifici (ma non obbligatori) che ne distinguono le differenze. Ovviamente quello che più di tutti caratterizza uno stile è il capitello della colonna. Mettiamoci, però, nei panni di un archeologo che scavando in un sito templare quasi totalmente spoglio di tutto (come per esempio il Tempio all’interno del Santuario di Ercole Vincitore) deve riconoscerne la tipologia in assenza dei capitelli (spostati dal sito in epoca medievale, usati per produrre calce, venduti in antichità a famiglie nobiliari ecc…). A quel punto, come posso dire che un tempio è Ionico anziché Dorico? In questo caso entrano in ballo le conoscenze degli ordini, ovvero lo studio di tutti quegli elementi decorativi e di proporzione che caratterizzano uno stile architettonico dall’altro. Nel caso del Corinzio per esempio, ci si ritrova ad avere il 90% degli elementi caratterizzanti l’ordine Ionico o nel caso del Tuscanico, una gran parte è riconducibile al Dorico. Per questo, in termini divulgativi (come già detto) tratteremo lo Ionico e il Dorico come ordini principali. La doricità di un tempio può essere espressa prendendo come esempio la magistrale pubblicazione dell’Architetto-Archeologo Wilhelm Dörpfeld (1835-1940) dove descrisse il Tempio di Zeus ad Olimpia (fig.1) come il canonico per eccellenza. Tale edificio contiene in sé tutti gli elementi dell’ordine che possono essere riassunti come:

  • Capitello tipico;

  • Fusto scanalato a spigolo vivo (ovvero non diviso da listelli);

  • Fregio a metope e triglifi;

  • Assenza di base alla colonna;

  • Proporzioni tendenti al “tozzo”;

  • Mutuli;

  • Kyma dorico.


Fig.1 Ricostruzione 3D del tempio di Zeus a Olimpia




Ogni architettura, ovviamente, ha un suo modo di esprimere tale ordine e ciò è dettato dal gusto e dalla scuola di appartenenza dell’architetto, quindi non sempre vi sono presenti tali elementi e/o a volte ve ne sono di altri. L’esempio più lampante è ovviamente quello che Pausania (VIII, 42) descrive con tale frase:

<< di tutti i templi del Peloponneso esso è il più pregevole, dopo quello di Tegea per la bellezza della pietra e per l’esattezza della costruzione>>,

il Tempio di Apollo Epicurio a Bassae (fig.2). Sempre Pausania ci suggerisce che l’architetto di tale opera è il famoso Ictino, ovvero uno dei progettisti del Partenone di Athene. Peristasi dorica, cella disposta a π con semicolonne ioniche addossate al muro tramite corti setti e con colonna ionica dal capitello corinzio (uno dei primi della storia dell’architettura). Un insieme eclettico di stili e scelte che Ictino utilizzò con grande maestria per regalarci uno dei siti UNESCO più eleganti e pregevoli di sempre. Non sempre, dunque, un Tempio può essere etichettato con un preciso stile, ma si può sviare a questa cosa descrivendo il tempio (per esempio quello di Apollo Epicurio) come dorico nel complesso ma con evidenti influenze ioniche nelle proporzioni e nei caratteri stilistici interni. Tale descrizione dell’edificio di Bassae è stata trattata perché sarà importante per comprendere la Tholos di Delfi durante la trattazione dell’ordine di appartenenza.. Da notare le semicolonne ioniche sui lati e in fondo la colonna ionica a capitello corinzio.


Fig. 2 Pianta e vista interna del Tempio di Apollo Epicurio a Bassae

LA THOLOS C.D. DI AFRODITE CNIDIA A VILLA ADRIANA E LA THOLOS DI DELFI

A Villa Adriana, grazie al gusto eclettico e rinomato dell’Imperatore Adriano, torna di moda presso l’architettura romana, quell’ordine (il Dorico), che cadde un po’ in disuso perché considerato forse troppo “rude” rispetto all’eleganza dello Ionico e all’imponenza e regalità del Corinzio romano. Adriano ci ha regalato una sua interpretazione di quest’ordine arcaico dalle linee tozze e possenti, rielaborandolo in modo più prismatico e meno canonico. Tra i vari edifici (di cui abbiamo parlato nell’articolo sopracitato) forse il più elegante di tutti è il c.d. Tempio di Aphtodite Cnidia (fig.3).


Fig. 3 Ricostruzione 3D del c.d. Tempio di Afrodite Cnidia a Villa Adriana (ricostruzione a cura dell’Ing. Christian Doddi, Vicepresidente ArcheoTibur - ArcheoTibur 2020 - Ing. Christian Doddi, Tutti i Diritti Riservati)



Il Prof. Arch. Giorgio Ortolani vi ha dedicato un libro (il titolo è indicato nella bibliografia) che vi invito a leggere, dove espone l’interno complesso architettonico del “padiglione”, mentre in questo articolo tratteremo soltanto la tholos. Come ci fa notare il Prof. Ortolani, l’attribuzione dell’edificio circolare del padiglione è decisamente verosimile a quello del culto di Aphrodite. Tale idea nacque quando nel 1956 fu rinvenuta nella zona la copia della famosa Aphrodite Cnidia di Prassitele (fig. 4), capolavoro della scultura classica. Gli archeologi pensarono che tale statua potesse essere custodita all’interno di questo tempio circolare, quindi se ne attribuì (senza certezza alcuna) il culto. Studi più approfonditi del complesso architettonico, ci danno però diverse conferme su quello che potrebbe essere il culto della tholos. Se si fa un viaggio a Cnido ci si imbatte in quello che è il Santuario di Aphrodite Euploia dove si può trovare un tempio circolare a 16 colonne. Di proporzioni simili e di gusto architettonico non molto distante, tali somiglianze potrebbero dar quindi credito a quanto detto finora.


Fig. 4 Aphrodite Cnidia, Prassitele (immagine da https://www.artesplorando.it/)



Va considerato un aspetto, però, come dice lo stesso Prof. Ortolani, ovverosia che il tempio rotondo di Athena Pronaia (fig. 5) a Delfi può essere preso come il prototipo delle tholoi marmoree d’epoca classica. Lo stesso Piranesi elogiava il tempio Dorico di Villa Adriana, di cui persino le tegole e i coppi erano di splendido marmo. Sottoponendo ad analisi precise i gusti e le idee innovative dell’Imperatore, si riscontra un forte gusto ellenico nella scelta degli stili e delle proporzioni e considerando la sua dimora come un piccolo plastico del mondo antico, visto con i suoi occhi, il fatto che la tholos di Villa Adriana possa essere una rivisitazione alla sua maniera di uno dei templi visitati durante i suoi viaggi, non è affatto da scartare. Anzi, è molto probabile che tale tempio rispecchi l’idea di ricreare un luogo di culto che lo colpì durante il suo cammino. Analizzando inoltre la composizione architettonica e i resti archeologici che sono tutt’ora visibili in loco, il Prof. Ortolani suggerisce che la copertura potesse fare riferimento a quella dell’esperienza di Delfi, mentre il tempio sia visto come un luogo sacro alla Dea dell’amore. A parer mio (ma senza prevaricare chi ha dedicato più tempo di me negli studi di tale edificio) il Tempio si rifà quasi completamente a quello del Santuario di Athena Pronaia. Proporzioni e soluzioni architettoniche si riscontrano in entrambi gli edifici, anche se in quello di Delfi all’interno della cella corrispondevano 10 colonne a capitello corinzio. Questa scelta eclettica rispecchia un po’ quella che l’Architetto Ictino utilizzò (in maniera più completa ed articolata) nel tempio di Apollo Epicurio a Bassae, scelta che però non cancella assolutamente la totalità dell’ordine dorico nella Tholos di Delfi


Fig. 5 - Prospetto della tholos dorica di Delfi


E’ da considerare che comunque in antichità non esistevano copie di edifici in tutto e per tutto, ogni Architetto aveva la sua “firma” professionale e per quanto un’opera potesse somigliare ad un’altra, non vi era mai la corrispondenza esatta. Ciò è spiegabile non solo a livello di differenze come quella di budget disponibile, problematiche strutturali, terreni differenti e materiali non del tutto reperibili, ma anche a livello di orgoglio, proprio di chi tenta di migliorare e/o superare l’opera di qualcun altro. Questo tipo di scelta, con colonne a capitello corinzio all’interno della tholos, è riscontrabile anche nel tempio Dorico di Epidauro (fig. 6).  Il gioiello Dorico del Santuario di Asclepio, è stato concepito per superare sia in grandezza che in sfarzosità lo splendido tempio di Delfi. Difatti la rotonda di Epidauro conta una peristasi di 26 colonne doriche a cui corrispondono internamente 14 colonne a capitello corinzio, a differenza della peristasi di Delfi composta da 20 colonne a cui ne corrispondono 10 interne. Il gusto spiccatamente ellenico di Adriano (ricordiamo che fu il primo Imperatore a farsi crescere la barba in segno di amore per gli antichi Filosofi greci) non può che alimentare l’idea che il c.d. Tempio di Aphrodite Cnidia sia frutto di una sua reinterpretazione delle meraviglie doriche di cui fu testimone nei suoi viaggi in Grecia. Ma un’altra conferma non viene soltanto dal paragone che si può fare tra una tholos e un’altra, va vista anche in termini puramente architettonici. Ricordiamo che la differenza sostanziale tra un tempio romano e uno greco è proprio il basamento su cui poggia l’edificio sacro. Nel caso di Roma, l’edificazione templare veniva eseguita su alto podio, ovvero un basamento rialzato rispetto al terreno e accessibile solo tramite una scalinata frontale (si generalizza a livello divulgativo, perché se si prende il caso del Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, vi erano anche scalinate laterali); mentre nel caso della Grecia, gli edifici sacri poggiavano su di una serie di gradoni chiamato crepidoma. Il c.d. Tempio di Aphrodite Cnidia, difatti, poggia su di una piattaforma a gradini (probabilmente tre, di cui attualmente uno visibile) e tale scelta stilistica è stata effettuata proprio per accentuare il forte gusto greco dell’Imperatore. Ad un occhio non esperto questa differenza non colpisce e nella maggior parte dei casi non ci si rende conto di quanto sia differente un tempio romano da uno greco, ma in antichità, soprattutto le genti di alto rango, avevano un forte senso di appartenenza territoriale e attaccamento alle origini romane (la politica del mos maiorum) e tali differenze venivano notate e anche fortemente criticate. Fare una scelta architettonica così ardua, non poteva che nascere dal volere di un Imperatore colto e di larghe vedute, una sorta di controparte di Marco Porcio Catone maggiore, conosciuto anche come il nome di Catone il Censore (da non confondere con Catone Minor, detto l’Uticense), scelta che comunque poteva destare problematiche di immagine dinanzi al Senato. Non solo questo attaccamento alla cultura greca (e a quella egizia) poteva dare problemi diplomatici, ma anche l’aver decentrato il potere politico dalla capitale dell’Impero, Roma, ad una cittadina poco fuori le mura, Tibur.


Fig. 6 Prospetto e sezione della Tholos di Epidauro (ricostruzione da parte di Massimiliano Pezzolini)



Ricreare all’interno della sua Villa un piccolo mondo tramite opere architettoniche (e soprattutto ingegneristiche) ci ha lasciato segni incredibili e difatti al di sotto di quello che noi chiamiamo Tempio di Aphrodite Cnidia, vi è la riproposizione della Valle di Tempe. Situata al di sotto del Monte Ossa, sulle rive del fiume Peneo, questa valle prende il nome dalla cittadina Tempe, situata non molto lontano. Il luogo è talmente bello e suggestivo che si credeva che era il posto preferito da Apollo e dalle Muse. Voler ricreare tale valle all’interno della sua dimora, significava non solo modulare il paesaggio a livello estetico, ma anche a livello spirituale. Poter dare un luogo di ristoro e riposo al Dio dall’Arco d’Argento, era segno di speranza a livello di protezione e di fortuna. Una Valle simile, però, è riscontrabile anche nella gola che vi è al di sotto dell’area archeologica dell’antica Delfi. Si potrebbe dare una lettura alternativa (solo a livello teorico ovviamente, senza prevalere sulle ipotesi che finora sono state date sull’attribuzione dei luoghi e degli edifici della Villa), ovvero credere che la splendida tholos adrianea si affacci sulla valle sottostante Delfi, come a ricreare quel santuario di Athena Pronaia al cui interno vi è la famosa rotonda. La gola greca è racchiusa a nord e a sud tra due catene di monti come d’altronde la c.d. Valle di Tempe di Villa Adriana è racchiusa a nord tra i Monti Tiburtini e a sud dalla modulazione del terreno (fortemente rialzato) della dimora dell’Imperatore. Volendo prendere per buona questa ipotesi, va anche aggiunto che al di sotto del Padiglione di Aphrodite Cnidia, vi è il Teatro Greco, come nel caso del Santuario di Apollo a Delfi e, ovviamente, anche nel caso dell’antica Cnido. Voler attribuire forzatamente un’identità ben precisa alla tholos adrianea, a mio avviso, è un po’ fuori luogo. Ritengo più giusto vedere l’intero complesso come la riproposizione, alla maniera di Adriano, di quello che potesse essere un piccolo santuario greco. Basti vedere come tanti elementi combacino tra loro, Cnido in Turchia, Delfi ed Epidauro in Grecia, Villa Adriana in Italia. Si parla di migliaia di km di distanza l’uno dall’altro ma con punti sostanziali decisamente combacianti e che mescolati tra loro ci danno un mix architettonico interessante, visto dagli occhi dell’Imperatore.
















SCHEDA ARCHITETTONICA

Per concludere, considerando che l’articolo è pur sempre un articolo tecnico, verrà fatta una piccola scheda architettonica riepilogativa degli edifici summenzionati, data la discorsività del testo fino a questo punto.

NOME

DATA

UBICAZIONE

TIPOLOGIA

ORDINE

Tholos Adrianea

(Aphrodite Cnidia?)

117 – 138 d.C.

Tivoli (Tibur) - Italia

Tholos 16 o 20 colonne di peristasi

Dorico greco, reinterpretato dall’Imperatore

Tholos di Delfi (Athena Pronaia?)

380-370 a.C.

Delfi - Grecia

Tholos 20 colonne di peristasi + 10 interne

Dorico greco, eclettismo con colonne ioniche a capitello corinzio (interne)

Tholos di Epidauro

(Asclepio?)

360-320 a.C.

Epidauro - Grecia

Tholos 26 colonne di peristasi + 14 interne

Dorico greco, eclettismo con colonne ioniche a capitello corinzio (interne)

Tholos di Cnido

(Aphrodite?)

360 a.C.

Cnido - Turchia

Tholos 16 colonne di peristasi

Dorico greco

Apollo Epicurio

450 – 425 a.C.

Bassae (Skliros) - Grecia

Periptero 6 x 15 colonne

Dorico greco, eclettismo con Ionico e Ionico-Corinzio - Iktinos

Zeus

470 – 456 a.C.

Olympia - Grecia

Periptero 6 x 13 colonne

Dorico greco, secondo Dörpfeld Dorico canonico

Venere Genitrice

46 a.C.

Roma - Italia

Periptero sine postico 8 x 8 colonne

Ionico – Corinzio romano



Fig. 7 Dettagli Tecnici del Tempio di Aphrodite Cnidia a Villa Adriana


Fig. 8 Dettagli tecnici del c.d. tempio di Aphrodite Cnidia a Villa Adriana



Fig. 9 - 10 c.d. Tempio di Aphrodite Cnidia a Villa Adriana a confronto con Tholos di Delfi




Fig. 11 Fotomontaggio ricostruzione 3D + Foto reale della Tholos di Aphrodite Cnidia (ricostruzione a cura dell’Ing. Christian Doddi, Vicepresidente ArcheoTibur – ArcheoTibur – Ing. Christian Doddi 2020, Tutti i Diritti Riservatti)







Fig. 12 Assonometria della Tholos di Aphrodite Cnidia (ricostruzione a cura dell’Ing. Christian Doddi, Vicepresidente ArcheoTibur - ArcheoTibur – Ing. Christian Doddi 2020, Tutti i Diritti Riservatti)



Fig. 13 Ricostruzione 3D della Tholos di Aphrodite Cnidia (ricostruzione a cura dell’Ing. Christian Doddi, Vicepresidente ArcheoTibur - ArcheoTibur – Ing. Christian Doddi 2020, Tutti i Diritti Riservatti)





Bibliografia:


- L’architettura del mondo antico, Bozzoni Franchetti Pardo Ortolani Viscogliosi, Laterza 2006

- Guida agli ordini architettonici antichi: Il Dorico, Giorgio Rocco, Liguori 1994

- Guida agli ordini architettonici antichi: Lo Ionico, Giorgio Rocco, Liguori 2003

- L’architettura del mondo romano, Morachiello Fontana, Laterza 2009

- Tibur pars prima, Cairoli F. Giuliani, 1970

- Tibur pars Altera, Cairoli F. Giuliani, 1966

- La città Romana, Paul Zanker, Editori Laterza 2013

- La città Greca, Paolo Morachiello, Editori Laterza 2003

- Etruscan and Early Roman Architecture, Axel Boethius, The Publican History of Art 1978

- “Viaggio a Tivoli”, Franco Sciarretta, Tiburis Artistica, 2001

- I Templi Greci, Helmut Berve Göttfried Gruben, Sansoni, 1962

- Wilhelm Dörpfeld, 1892

- Pausania, Perigesi della Grecia

- Virgilio, Eneide

- Il padiglione di Afrodite Cnidia a Villa Adriana: Progetto e Significato, Giorgio Ortolani, Editrice librerie Dedalo Roma, 1998



1La greca Massalia, odierna Marsiglia, antica colonia focese ubicata in ciò che, successivamente, divenne la Provincia della Gallia Narbonense.