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Le origini della Pasqua

A cura del dott. Stefano Del Priore, archeologo e presidente A.P.S. ArcheoTibur.

La Pasqua è, nella sfera religiosa del cristianesimo, la festività che più di ogni altra, persino del Natale, incarna i misteri e la quintessenza del credo del Cristo, costituendo al tempo stesso un ponte teso verso quelle che possono essere considerate le radici stesse del cristianesimo, ovverosia la religione ebraica. Quanto sappiamo di tutto ciò? Perché si utilizzano, come regali, della uova di cioccolata? Cosa simboleggiava la Pasqua, in origine?


Le origini remote

La Pesach, o Pesah, è la festività all'origine di ciò che oggi conosciamo come "Pasqua". Occorre però, prima di analizzare tale ricorrenza nello specifico, soffermarsi brevemente su quelle che furono le antiche celebrazioni ebraiche. I documenti più antichi, quali il Codice dell'Alleanza e il Dialogo Yahwista, contano in numero di tre le grandi ricorrenze religiose dette “Shalosh Regalim”  o “Festività del Pelligrinaggio”: gli Azimi (Esodo XIII, 15; XXIV, 18), la Festa della Mietitura (XXIII, 22) e la Festa del Raccolto (Esodo XXIII 16; XXIV, 22): appare evidente sin da una prima lettura il carattere profondamente agricolo di queste festività e se ne può escludere, con un certo qual grado di certezza, l'esclusiva appartenenza alla sfera religiosa ebraica, presentando dei connotati assimilabili e riconoscibili in moltissime altre espressioni della ritualità arcaica. Le solennità rituali dell'antico Israele erano caratterizzate da raduni che si protraevano per un determinato lasso di tempo, probabilmente per sette giorni, celebrazioni notturne in occasione del plenilunio e festeggiamenti coinvolgenti l'intera comunità. Gli Azimi devono al loro nome all'obbligo assoluto di consumare pani privi di lieviti (Mazzah, la cui preparazione spettava alla tribù dei Leviti) nel periodo festivo e dovettero svolgersi tra marzo e aprile, periodo nel quale giungevano a maturazione i raccolti: i prodotti cerealicoli venivano consumati privi di lieviti, puri, dunque privi di elementi appartenenti all'anno passato, a voler simboleggiare un nuovo inizio. Il codice di Santità imponeva al Sacerdote d'innalzare di fronte a YHWH un mazzo di spighe dopo il periodo di riposo, lo Shabbat: la festa degli Azimi presentava quindi le caratteristiche di offerte rituali delle primizie derivate dalle messi. Tale festività appare concomitante con un'altra celebrazione, la quale ebbe una risonanza assai maggiore, avente in comune l'offerta delle primizie, però di tipo animale, ovverosia la Pesach ( פסח , in ebraico): nel Tanakh, si farebbe riferimento alla cena rituale consumata tra la notte del 14 e il 15 del mese di Nisan (marzo-aprile), commemorante il capodanno da intendersi come l'esodo dal giogo della schiavitù egiziana. Menzionata fuggevolmente nel Decalogo Yahwista (Esodo XXIV, 25) e protagonista di un'allusione nebulosa nel Codice dell'Alleanza (Esodo XXIII, 15 e 18), la festività della Pasqua ebraica ci è nota soprattutto grazie alla narrazione contenuta in Esodo XII, 217, la quale deve aver costituito il tessuto leggendario dal quale poi è stata derivata la tradizione storica della commemorazione. Essenzialmente, si trattò del sangue degli agnelli sacrificati, il cui potere demarcatore preservò la casa degli Israeliti mentre la furia di YHWH si abbatteva sui primogeniti degli Egizi: il termine ebraico “Pesach”, signignificante “passar oltre”, sarebbe da porsi in relazione alle parole di YHWH “Io vedrò il sangue e passerò oltre, colpirò invece con il mio castigo l'intero Egitto e a voi non succederà niente”. Al di là dell'aspetto mitico, questo rituale presenta profonde somiglianze con i sacrifici primaverili degli agnelli da parte degli Arabi pre-islamici, denominati Ata'ir, trattandosi in entrambi i casi di riti prettamente domestici. Per tali ragioni, si è tentati nel considerare la Pasqua ebraica come la tramandazione di antichi riti degli Israeliti nomadi, dunque di tradizione pastorale, mentre gli Azimi come una costumanza tipica dei Cananei, stanziali e agricoltori. Un'altra corrente di pensiero, invece, riterrebbe che ambedue ebbero origine nella zona palestinese, con la Pasqua tipica del sud per via della sua dedizione alla pastorizia, dove gli Azimi ebbero origine nel nord: qualunque sia la verità, ciò che possiamo affermare con certezza è che ben presto le due festività ebbero a sovrapporsi, poiché già nel Codice dell'Alleanza venne richiamato l'Esodo dall'Egitto a riguardo degli Azimi. Approfittando del vantaggio di una legittimazione storica che riguardava in particolar modo la coscienza nazionale, la Pasqua finì con l'assorbire gli Azimi: poiché la fuga dall'Egitto fu precipitosa, venne ipotizzato che mancò il tempo necessario alla preparazione dei pani privi di lievito e così tale celebrazione non venne ricordata. Il Deuteronomio e le successive leggi attribuiscono, alla festività primaverile di marzo e aprile, il solo nome di Pesach. La raccolta cerealicola durava per due mesi, come testimoniato dalla scoperta a Gezer di un antico calendario agricolo, risalente al X secolo antecedente
l'era cristiana e coevo dei sovrani Davide e Salomone; il termine di questo periodo era contrassegnato da una festività, riportata nel Codice dell'Alleanza come “Festa delle Settimane” nel Decalogo Yawhista, poiché si computavano sette settimane dopo la Pasqua tale da ritrovarsi per la nuova adunata prevista per il periodo di maggio-giugno. Da qui deriverebbe il nome di “Pentecoste” (dal greco antico πεντηκοστή, a sua volta derivante dall'ebraico Shavu'òt , letteralmente "Settimane") significante "Cinquantesimo giorno", che compare nella bibbia greca di Tobia. La Pentecoste, tuttavia sembra non godette di popolarità diffusa come la Pasqua, tanto che Ezechiele (Gerusalemme, 620-Babilonia 570 a.C. circa) non la menziona minimamente.

La Pasqua cristiana


Sant'Apollinare nuovo, Ravenna, ciclo di mosaici, undicesimo riquadro, Resurrezione del Cristo, VI secolo dell'era cristiana.


Sant'Apollinare nuovo, Ravenna, ciclo di mosaici, undicesimo riquadro, Resurrezione del Cristo, VI secolo dell'era cristiana
La Chiesa cristiana, oltre la domenica riservata per tutto l'anno al culto settimanale, soleva celebrare sin dal II secolo varie feste a cadenza annuale. Essa aveva ereditato dal giudaismo la Pesach, la Pasqua, e la Shavu'ot, la Pentecoste, due feste primaverili cadenti a distanza di sette settimane l'una dall'altra e considerate sante. La data della Pasqua, in passato come odiernamente, varia di anno in anno poiché condizionata dai cicli lunari, cadendo la domenica seguente al primo plenilunio di primavera. I cristiani di origine ebraica, prima dell'anno 70, avevano perpetrato l'usanza di celebrare tali festività secondo il canone israelita seppur aggiungendo, in Gerusalemme durante il periodo pasquale, una commemorazione della morte e della resurrezione del Cristo. Alcune chiese al di fuori dell'area geografica palestinese avevano adottato questa usanza sin dal I secolo, pur evitando di associarsi alle celebrazioni della Sinagoga: l'usanza di celebrare Pasqua e Pentecoste di tradizione cristiana prevalse però più tardi, a partire dal II secolo. Il carattere gioioso della Pentecoste e delle settimane che la precedevano non è mai stato oggetto di discussione poiché il nucleo centrale delle commemorazioni erano la celebrazione delle manifestazione del Risorto e la discesa dello Spirito Santo sui discepoli. La disputa, piuttosto, sorse in seno a una polemica concernente relativa alla data, evidenziando una profonda divergenza sul significato della festa di Pasqua: commemorazione della morte di Gesù per i "quartodecimani", i quali celebravano il giorno della Pesach ebraica, essa assumeva invece nelle Chiese che la ponevano nella domenica successiva il significato di una rievocazione della Resurrezione, preceduta semplicemente da un digiuno il venerdì, sottolineante il cordoglio provocato dalla Crocifissione, e in alcuni luoghi da un'astensione anche il sabato, oggetto ancora di notevoli discussioni teologiche. Alla devozione vagamente cupa e funerea proiettata verso il passato, tipica dei cristiani dell'Asia Minore, la maggior parte delle Chiese preferiva contrapporre una spiritualità più ottimistica e rivolta sia al presente che al futuro. La Pasqua cristiana dunque rappresenta la chiave di volta per la stipula della Nuova Alleanza tra l'Uomo e Dio, concentrando in sè il messaggio messianico del Cristo
e rievocando l'Esodo dall'Egitto. Tale festività racchiude la summa dell'insegnamento dottrinale cristiano, con la Passione del Messia volta sia a liberare l'umanità dal Peccato Originale sia a purificare la natura oramai corrotta del genere umano; la Resurrezione testimonia la vittoria di Gesù sulla morte e la liberazione dai legacci del mondo mortale, mostrando ai fedeli il destino che attenderà i credenti dopo il compimento dei Tempi, ovverosia il risveglio alla vera vita con la παρουσία -Parusia, la seconda venuta del Redentore.

Curiosità sulla Pasqua

Il termine italiano "Pasqua" deriva dall'errata trascrizione della parola ebraica Pesach, resa in greco antico come "Pascha", interpretata per almeno duecento anni come un riferimento alla Passione di Gesù, avendo il termine greco "Pascho" il significato di "patire", mentre l'usanza di regalare uova (inizialmente vere e decorate di ogni colore) affonda le sue origini nel Medioevo, sembra come dono effettuato dai nobili alla servitù. L'origine di tali doni, però, è comune a moltissime civiltà agricole del mondo antico (Cinesi, Persiani, Elleni ed Egizi) ma, in particolar modo, il cristianesimo mutuò tale usanza dal paganesimo orfico (tra i cui divieti vi era quello, severissimo, di mangiare le uova), poiché il dono simboleggiava l'Uovo Protogonico, lo scrigno divino deposto dalla Dea Nyx (o dalla Dea Ananke) dal quale, all'origine dei tempi, sorse Φάνης-Fanete, il Brillante, Il Donatore di Vita e Il Primo Nato, Sovrano dell'Universo e Divinità centrale del sistema mistico della religione orfica, alla quale il cristianesimo dovette moltissimo in termini di dottrina e ritualità. L'Uovo, araldo cosmico per eccellenza, celebrava la Rinascita, la Resurrezione e il Ritorno alla Vita. Per quanto concerne, invece, le uova di cioccolata tipiche di questo periodo, la loro invenzione affonda le radici nel 1700, precisamente a Torino, dove si iniziò a confezionare dolci di cioccolato, modellati nella classica forma ovoidale, ponendo al loro interno una piccola sorpresa, dal significato beneaugurante e gioioso.

Fonti bibliografiche:

-P. Tacchi Venturi, “Storia delle Religioni”, UTET 1954;
-Henri-Charles Puech “Storia delle Religioni”, Universale Laterza, 1978:
“Il cristianesimo delle origini”
“Il popolo d'Israele”
-Friedhelm Winkelmann, “Il Cristianesimo delle origini”, edizioni Il Mulino, 2004;
-Gerardus van der Leeuw, “Fenomenologia della Religione”, Universale Scientifica Boringhieri, 1975;

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