Benvenuti nel sito ufficiale dell'A.P.S. ArcheoTibur di Tivoli (RM).NUOVO ANNALES VOL. III ANNO IV DISPONIBILE

Sul significato di "Redigere in Planitiem"

A cura del prof. Franco Sciarretta, Socio Onorario di ArcheoTibur





Figura 1 - L'epigrafe detta "Deposito", lungo la via degli Orti, Tivoli.






Un’importante epigrafe, giuntaci in due copie marmoree, ci consente di approfondire uno dei significati che aveva l’espressione latina “redigere in planitiem”, che, in un primo momento avremmo tradotto “riportare in piano”. Ecco il testo dell’epigrafe, come appare nel Mancini1 ancora conservata a Tivoli, lungo la Via degli Orti, detta “Deposito” e quello analogo inciso sulla lastra marmorea ancora visibile sulla fronte della chiesa di S. Giorgio nel rione Castrovetere2.


BEATISSIMO – SAECVLO

DOMINORUM .

NOSTRORUM .

CONSTANTI .

ET- CONSTANTIS .

AVGVSTORVM .

SENATVS POPVLVSQ[VE] .

ROMANVS

CLIVVM . TIBVRTINVM .

IN . PLANITIEM . REDEGIT .

CVRANTE.L..TVRCIO .

SECVNDO . APRONIANI .

PRAEF. VRB. FIL .

ASTERIO .C.V .

CORRECTORE. FLAM

ET PICENI



Il nome di Costante, per ordine di Magnenzio (Flavvivs Magnvs Magnentivs, l’usurpatore dell’impero d’Occidente, ucciso a Lugdunum, Lione, l’11 agosto del 353) fu eraso. La data, in cui fu redatto il testo, viene data 340-350 d.C, ma se l’abrasione fu realizzata durante la vita di Magnentivs, la datazione si restringe al periodo 350-353, in cui Magnenzio fu imperatore romano Il “clivvs Tibvrtinvs” corrisponde all’attuale Via degli Orti, seguendo la quale, oggi, si perviene direttamente alla Via del Colle, mentre nell’antichità classica, il clivus immetteva nella Via Tecta. Si rileva che, per opera di tali Lucio Turcio ed Asterio, il senato romano “redegit in planitiem” il “clivus Tibvrtinvs”. Conoscendo bene la zona, in ascesa oggi come in passato, perché si sale sulle pendici del colle su cui si adagiava l’antico Tibur3, non possiamo pensare che i curatori spianassero il colle, cosa impossibile, per riportare la strada “ in piano”, “in planitiem”. Qui l’espressione “redegit in planitiem” va intesa, per forza di cose, con significato traslato e non realistico. Allora dobbiamo intendere che essa significasse “riportare allo stato di percorribilità (come in precedenza)” “ripristinare la viabilità precedente” “riportare allo stato prìstino”. L’idea del “riportare” è inclusa nel prefisso “ red” ai quali (re-red) si ricorre per indicare il rifarsi allo stato precedente. Quindi la “planities” già c’era prima e bisognava solo restituirla. Concludiamo che “planities”, riferita alla strada, non indica nel nostro caso la “pianura”, ma solo la regolarità di transito, la percorribilità del “clivvs”. Quanto a questo, il noto “clivvs Tibvrtinvs” non è quello indicato dal Mancini (supposto raccordo fra il Ponte dell’Acquoria ed il Santuario di Ercole Vincitore), ma l’attuale Via degli Orti, sicuramente nel tratto prossimo al Santuario, attraverso cui ci si immetteva nella Via tecta, come deriviamo dal Giuliani4. Dopo la caduta dell’impero romano, non ci fu più cura della via in questione, ragion per cui il suo aspetto fu alterato. E questo si è potuto verificare non solo per la senescenza delle costruzioni, ma anche in seguito ad eventi particolari, come i terremoti. Per l’ età rinascimentale, abbiamo la testimonianza del Foglietta5 riportata nella descrizione del Giardino della Villa d’Este. Ecco il testo:

"Praeterea viam quae Oppidum fert, prius arduam, asperam, confragosam ut per eam vix ingredi iumentum posset, stravit; immanibusque ac perincommode prominentibus saxis revulsis, ita clivum mollìvit, ut nunc fastigio leniter subexo perfacilis sit vehiculis, ac pene planus ascensus."

Tradotto:

"Inoltre, ha appianato la strada che porta a Tivoli ( che era) in precedenza difficile, aspra, e scabrosa a tal punto che persino una bestia da soma potesse percorrerla con difficoltà; rimossi enormi e pericolosamente sporgenti massi, così ne ha addolcito il pendio, che ora la salita, ridotta in lieve pendenza, e quasi in piano, è divenuta comoda (anche) per i veicoli."

La percorribilità della strada dipendeva, probabilmente, dai crolli dei tratti delle murature del santuario di Ercole Vincitore, che aggettavano sulla via, per cui si dovette procedere all’opera di sgombero dei massi che ostacolavano il transito. Il Cardinale di Ferrara Ippolito II d’Este, il costruttore della Villa e del Giardino, su disegno di Pirro Ligorio, avendone scelto l’ingresso lungo l’attuale Via del Colle, ebbe a cuore di ripristinare e migliorare la viabilità della strada, su cui aggettava il celebre Giardino. La sua preoccupazione, per tenere sempre percorribile la via, si rileva anche dall’aver previdentemente ordinato di abbattere la metà del campanile della Chiesa di S. Silvestro, che risultava pericolante6. I vocabolari latini, compreso quello importante, per la ricchezza della documentazione, del Forcellini non suggeriscono al lettore il valore traslato di “redigere in planitiem”. Per avvertirlo, bisogna portarsi sul luogo, controllare la reale situazione topografica e proporre un significato che tenga conto sia dei testi elaborati dagli antichi sia della realtà locale. Ci sono poeti che, nella descrizioni dell’antico Tibur o di una sua parte, offrono descrizioni accurate, grazie alla conoscenza diretta di ciò che illustrano, come Orazio, ed altri che non hanno conosciuto da vicino ciò di cui stanno parlando, e che sono costretti ad affidarsi alla fantasia. Talvolta questa è ancor oggi l’anima di noti archeologi, i quali ricostruiscono palazzi e strutture antiche, che non sono mai esistiti, come avverte il Giuliani in una sua fortunata “operetta” intitolata “Archeologia oggi: la fantasia al potere7.



Figura 2 - Lastra marmorea affissa sulla fronte della Chiesa di San Giorgio, rione Castrovetere, Tivoli.




FONTI BIBLIOGRAFICHE:

-Inscriptiones Italiae, vol. IV- Regio IV- Fasc. I – TIBUR, curavit Ioachim Mancini - Editio altera emendata et aucta (A. Degrassi). Roma - Libreria dello Stato, 1952, nn. 82, 83, pp. 39-40.

- Forma Italiae, Regio I – vol. VII, TIbur, pars prima; Cairoli F. Giuliani - De Luca ed., Roma, 1970.

- Villa d’Este- Tivoli. Descrizioni famose in latino del sec. XVI- Testo e traduzione di F. Sciarretta, Tiburis Artistica ed. Tivoli 2017.

- La Chiesa monumentale di San Silvestro - Tivoli. F. Sciarretta, ediz. AN Consulting di Andrea Napoli, 2015.

- “Archeologia oggi - La fantasia al potere”, Cairoli F. Giuliani, Tiburis Artistica ed., Tivoli, 2012.



NOTE: 

1Deposito” e Chiesa si possono vedere in “Viaggio a Tivoli” alle pp. 325, fig. 680, e p. 44, fig. 67.

2 Fonti bibliografiche, prima voce.

3 Tibur è sempre descritto dai poeti come posto in rilievo. Fra i tanti ricordiamo Marziale il quale parla di “Tiburis alti”, “Tiburtino monte”. Gli altri scrittori antichi sono raccolti in F. Sciarretta, Tivoli in età classica, Tiburis Artistica ed., Tivoli, 2005 (Editio correctior, quella inglese “Tivoli in the classical time”, Tiburis artistica ed., 2005).

4 Cairolii F. Giuliani, Forma Italiae, Regio I – vol. VII, TIbur, pars prima, De Luca ed., Roma, 1970, p.202 s. Lo studioso, a dimostrazione della secondarietà del percorso, riporta le osservazioni del Canina e dell’Ashby, i quali rilevano sul selciato l’assenza dei solchi delle ruote dei carri. Questo è un segno evidente della secondarietà della via, che ”non poteva far parte della Via Tiburtina Valeria vera e propria” e che la sua funzione era rivolta a mantenere una comunicazione, non principale, con la regione dei Monti Cornicolani.

5 Villa d’Este- Tivoli. Descrizioni famose in latino del sec. XVI - Testo e traduzione di F. Sciarretta, Tiburis Artistica ed. Tivoli 2017.

6 F. Sciarretta, La Chiesa monumentale di San Silvestro - Tivoli. ediz. AN Consulting di Andrea Napoli, 2015, pp. 22-23.

7 Cairoli F. Giuliani, “Archeologia oggi- La fantasia al potere”, Tiburis Artistica ed., Tivoli, 2012, pp. 1-48.