Benvenuti nel sito ufficiale dell'A.P.S. ArcheoTibur di Tivoli (RM).NUOVO ANNALES VOL. III ANNO IV DISPONIBILE

Rèmulo

A cura del dott. Giovanni Di Braccio

 

 


Lavinium - Santuario delle XIII are -   Di Mac9 - 

Opera propria, CC BY-SA 4.0 - Wikipedia 

 

 

Questa è la cronaca di sfavillanti e sfolgoranti ornamenti regali aurei, che vennero dapprima donati per amicizia e infine requisiti come giusta spolia di guerra, poi tramandati di eroe in eroe attraverso il mito e il suolo italico nell'ambito dell’Epos troiano. Il riferimento specifico riguarda alcuni passi dell'Eneide, la celeberrima opera scritta da Publio Virgilio Marone(*1) in cui si citano i suddetti oggetti, appartenuti originariamente al giovane e tronfio Re Ramnète, sovrano di una città non ben specificata del Lazio. È proprio da questo ottimo e augure(*2) sovrano - fido alleato del Rex Turno, poi sgozzato con la spada troiana da Niso(*3) durante la notte, mentre riposava quieto nel suo sonno, disteso su opulenti tappeti finemente intrecciati - che gli oggetti passarono nelle mani del ricchissimo Cèdico, uccisore del troiano Alcatoo. Quell’uomo facoltoso contrasse un forte legame di amicizia e alleanza con un personaggio militare di alto livello, Rèmulo, che metteva la sua prestanza ed esperienza al soldo del mitico eroe Tiburno. Al prode Rèmulo i suddetti ornamenti furono donati da Cèdico, in segno di grande ospitalità, per concludere un importante patto d'amicizia. Il valente cavaliere tiburtino(*4), al fianco di Catillo Maior, affrontò il troiano Orsìloco (ucciso poi dalla vergine guerriera Camilla, della tribù dei Volsci). Il troiano, intimorito dalla fama e dal prestigio di Rèmulo non osò accogliere la sfida in singolar tenzone, ma poi, vigliaccamente, scagliò al cavallo del guerriero tiburtino un giavellotto che si conficcò sotto l'orecchio dell'animale. A quel colpo la bestia si rizzò sulle zampe posteriori con il petto all'aria, scalpitò nel vuoto e poi, rantolando, fece sbalzare di sella l'eroico tiburtino, causandone la morte prematura. In quel mentre, uno dei fratelli minore di Tiburno, Catillo Minor, abbatté due alleati di Enea: Iola ed Erminio.

Dopo la dipartita di Rèmulo i gioielli furono affidati in eredità al suo giovane nipote, ma purtroppo anch’egli morì di lì a poco nel Campo Troiano(*5)  e gli ornamenti furono presi, nel corso della battaglia, come spolia opima (*6), dal gigantesco eroe iliaco Eurialo(*7), che tentò più volte, vanamente, di adattarseli al muscoloso corpo.

Successivamente quegli ornamenti diventarono parte del tesoro dell'accampamento latino dei Rutuli.

  

 

Approfondimenti:

 

1) Composta tra il 29 e il 27 a.C. per volontà propagandistica dell'Imperatore Augusto.

 

2) Interprete del futuro, presso gli antichi Italici, del volere degli dei, rivelato per mezzo di segni dati dagli uccelli o da altri fenomeni naturali.

3) Niso troiano, figlio di Irtaco e Arisbe, moglie ripudiata da Priamo, amico esperto di Eurialo, entrambi assoldati nell'esercito troiano di Enea.

4)Rèmulo.

 

5)Identificato originariamente presso la zona di Torvaianica, nel luogo che in futuro verrà monumentalizzato diventando il famoso Santuario di “Sol Indiges”.

 

6)“Bottino abbondante” in traduzione latina.

 

7)Lontano parente di Priamo, figlio di Ofelte, giovane amico di Niso con cui partì da Ilio al fianco di Enea.



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