Statua attribuita a Munazio Planco, il cosiddetto “Generale Tiburtino”, Palazzo Massimo, Roma. |
Questa
è la narrazione di un uomo valorosissimo ed eccezionale che, grazie alla sua
sagacia, competenza, abilità politica e militare, si distinse quale attore
protagonista nel grande palcoscenico della Storia, quella la “S”
maiuscola, che tanto incise e meravigliò, continuando tuttora a influenzare il
pensiero e le opere dell'uomo contemporaneo.
L'illustrissimo
personaggio in questione è Lucio Munazio Planco, figlio di Lucio, nipote
di Lucio e pronipote di Lucio, cosi viene menzionato in un'epigrafe che
campeggia in bella mostra nel suo poderoso Mausoleo circolare di Capo Orlando,
in prossimità della città di Gaeta.
Il
periodo in cui visse fu quello, molto convulso, caotico e sanguinario, compreso
tra le celebri guerre condotte da Giulio Cesare nelle Gallie e gli inizi
dell'Impero Augusteo.
Ma
dove nacque Planco, e in che anno?
Sulla
paternità la questione è dibattuta da moltissimo tempo poiché non ci sono
tracce tangibili, riconducibili alla certezza della nascita in una o in altra
città antica.
Tuttavia
si sono sviluppate, nel corso del tempo, due correnti di pensiero, fra gli
storici, dove una porta alla natività in Atina e l'altra a Tibur.
A
favore della Saturnica Atina ci sono la non grande distanza con il
Mausoleo appena enunciato, la familiarità paterna con Cicerone, per l'appunto
nativo di Arpinum distante solo 32 km, e un'iscrizione dove si menziona
il “Generale”, rinvenuta in
loco.
Su
Tivoli le testimonianze sono più cospicue e tangibili,quali il rinvenimento
della celebre statua a lui universalmente attribuita(1) e la sua Villa
d'Otium, che la tradizione colloca nella contrada delle Piagge, sui
declivi tiburtini.
Tuttavia
a marcare ancor di più l'ipotesi della paternità tiburtina si attestano anche
citazioni di illustri romani come Quinto Orazio Flacco, nella celebre Ode
Septima.
Anche
a riguardo dell'anno di nascita sussistono molte perplessità e incongruenze con
uno sbalzo temporale che va dai tre ai cinque anni di differenza, poiché alcuni
collocano la nascita nell'anno 90 a.C. sotto i Consoli Lucio Giulio Cesare,
parente del Trionfatore delle Gallie, e Publio Rutilio Lupo, mentre altri lo fanno nascere nel 668 Ab
Urbe Condita, equivalente all'anno 85 a.C., nel terzo anno consolare
di Lucio Cornelio Cinna e primo di Gneo Papirio Carbone.
Quel
che sappiamo è che Planco apparteneva ad una Gens Patrizia, e lo si
deduce dal Tria Nomina composto
da Nomen, Cognomen e Prenomen,
facente capo a un ceto centro-italico molto elevato: ne sono prova le alte
cariche pubbliche, ricoperte sia da lui che dal figlio, che pur tuttavia non
trovano molti riscontri, attualmente attestati, nell'epigrafia sia a Tivoli che
nell'Urbe.
Con
ogni probabilità Planco iniziò la sua carriera militare nel 59 a.C. come Principales
o Equites presso il glorioso
contingente romano capeggiato dal Triumviro Gaio Giulio Cesare, all'epoca
proconsole della Gallia Cisalpina e dell'Illirico grazie alla Lex Vatinia *(2):
in un arco molto breve di tempo si distinse tra molti militari raggiungendo la
prestigiosa carica di Legatus Pro Praetore*(3).
Con
il suddetto grado militare lo troviamo nell'inverno del 54 a.C. sotto il
comando del questore Marco Cassio Longino*(4), affiancato al collega
pretore Gaio Trebonio, con tre Legioni di stanza presso il popolo
turbolento e bellicoso dei Galli Belgi.
Cesare
mandò molti altri generali nelle Gallie, come Caio Fabio presso i Morini,
Quinto Cicerone dai Nervi,
Lucio Roscio dai Esuvi e il suo braccio destro Tito Labieno
nella terra dei Remi.
Questo
attegiamento strategico-militare serviva per poter controllare e saggiare
capillarmente le mosse delle innumerevoli tribù galliche sparse in un
territorio sconfinato, appena conquistato con la forza e la caparbietà delle
Legioni.
In
quello stesso anno Planco si vide coinvolto nell'intricata questione del Rix
gallico Targezio del popolo dei Carnuti.
Illustrazione ricostruttiva di un Capo Gallico con, alle spalle, un Dùn protetto da una selva di palizzate. |
A ciò
la Progenie di Venere*(5), come segno di clemenza ed amicizia,
gli restituì l'autorità reale tramandata sin dai suoi avi; ma, mentre era già
al terzo anno di regno con il beneplacito cesariano, dei nemici per palese
istigazione di gente interessata all'arricchimento della vita politica e al
rovesciamento dello Stato Sociale, aizzati forse da tribù ribelli confinanti, lo uccisero
barbaramente senza processo.
Il
fatto venne riferito a Cesare: questi, temendo che quella popolazione in cui
molti erano implicati nel regicidio si votasse alla ribellione totale ed
incontrollata, decise di trasferire immediatamente Lucio Munazio con le
sue legioni staziate nel Belgio, come
sopra enunciato, nella terra dei Carnuti per passarvi l'inverno, incaricandolo di
catturare e mandare a morte coloro che avevano tramato l'uccisione del fido
regnante; tuttavia, dalle fonti, non si è tramandato cosa realmente fece Planco
quale giudice di questo popolo.
Ciò
che avvenne subito dopo la sua partenza per un altro fronte di guerra è un
episodio tristemente noto: la situazione peggiorò drasticamente, provocando la
cosiddetta “Ribellione dei Carnuti di Cenabum” nell'anno 700 dalla
fondazione di Roma*(6), dove persero la vita tutti i mercanti e soldati romani
presenti in città, per ritorsione gallica, generando la sollevazione di molte
tribù che si raggrupparono intorno a Vercingetorix principe degli Arverni.
Con
lo scoppio della guerra civile tra Cesare e Pompeo Magno, Planco si schierò a
dalla parte del Dictator conscio sia del valore dei veterani che del
grandioso genio militare del Divo Giulio.
Non
sappiamo se attraversò il Rubicone o se, come si potrebbe ipotizzare, rimase a
difesa della neonata provincia della Gallia Comata, incarico che gli fu
affidato ufficialmente dal Senato nel 45 a.C. e riconfermato nell'anno
successivo.
Planco
fu coinvolto con l'esercito nell'anno 49 a.C. nei pressi del fiume Segre*(7),
negli attuali Pirenei Orientali, in uno scrontro contro i pompeiani capeggiati
da Marco Petreio e Lucio Afranio.
Al
comando di quattro Legioni di cesariani via era Caio Fabio che aveva
fatto costruire due ponti distanti 4000 passi, equivalenti a circa 3km, lungo
il fiume Segre: ultimati i lavori di messa in opera dei ponti,
Fabio fece madare avanti in perlustrazione due legioni capeggiate da Planco. Ad un tratto il secondo ponte fu improvvisamenente interrotto dalla violenza del vento e delle acque ingrossate del fiume, cosi una parte della cavalleria rimase tagliata fuori: la fanteria dell'avanguardia legionaria, trovatasi in difficoltà, venne immediatamente attaccata dai generali pompeiani.
Planco, costretto dalla situazione, occupò un altura e
dispose le proprie truppe su 2 fronti opposti per evitare di essere circondato
dalla cavalleria riuscendo, pur scontrandosi con forze numericamente superiori,
a sostenere gli impetuosi assalti dei nemici: dopo il primo assalto, si scorsero da lontano le due insegne delle
legioni di Fabio.
All'arrivo dell'esercito soccoritore i pompeiani si
ritirarono nel proprio accampamento, in preda al panico e alla paura che stesse
arrivando Cesare in persona con tutti i suoi soldati.
Queste schermaglie furono soltanto l'inizio della poco
onorevole disfatta di Lerida, che fece capitolare brevemente e con
disonore le truppe pompeiane distaccate in Hispania, un tempo
imprendibile roccaforte del Magno Pompeo.
Illustrazione della battaglia di Lerida. |
Dopo la morte di Pompeo in Egitto, assassinato a tradimento
da Tolomeo, nel 46 Planco seguì Cesare nell'Africa Romana per debellare la
resistenza del nutrito esercito dei pompeiani, capeggiati dall'indomito Sesto
Pompeo, figlio di Gneo.
Le cronache ci narrano dell'opera pacificatrice di Planco
per cercare di indurre alla defezione, tramite una lettera che non andò a buon
fine, il pompeiano Considio, il quale occupava Hadrumentum nell'attuale
Tunisia. A Roma, nello stesso anno tra novembre e ottobre, venne designato, su
pressione del Dictator anche se in sua assenza, Praefectus Urbis
cittadino con ruolo predominate su Caio Clovio, suo collega nella
prefettura.
A riprova di ciò nell'Urbe si coniò una moneta aurea dove
al dritto compare il mezzo busto della Dea Vittoria*(8) con la scritta C
CAES DIC TER, mentre al rovescio vi è un'anfora al centro con ai due lati
il nome L. PLANC PRAEF. VRB.
Pianta della Provincia Romana della Gallia Comata.
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Decaduta la carica prefettizia, di durata annuale*(9),
nel 45 fu nominato pretore e, nell'ottobre dello stesso anno fu nominato
governatore della Gallia Chiomata, o Comata, per la prima volta. Fu
tuttavia alle Idi di marzo del 44 che gli scenari politici cambiarono
drasticamente e gli effetti si ripercossero anche nella vita di Planco.
Approfondimenti
*(1)
Il cosiddetto Generale Tiburtino, sito nel Museo di Palazzo Massimo alle
Terme di Diocleziano in Roma.
*(2)
Provvedimento del tribuno della plebe Publio Vatinio, che concedeva a
Cesare il comando di tre Legioni e delle suddette province dal 59 al 54 a.C.
*(3)
Appannaggio esclusivo della classe senatoria, in carica un anno; grazie a
Giulio Cesare i Legati erano posti a comando di una o più Legione a
sostituzione dei Consoli.
*(4)
Tristemente noto nella storia come uno dei Cesaricidi, ma all'epoca fedele e
devoto comandante agli ordini di Cesare.
*(5)
Giulio Cesare, che si vantava di discendere attraverso la sua Gens da
Jolo o Ascanio, primo Re di Alba e figlio del mitico Enea, progenie di
Venere e di Anchise.
*(6)
53 a.C.
*(7) Dipartimento dei Pyrénées-Orientales, tra il sud della
Francia e il nord della Spagna.
*(8) Di molto rassomigliante alla moglie di Cesare,
Calpurnia.
*(9) Voluta dalla riforma cesariana.
Fonti bibliografiche:
-G.G.Cesare:
De Bello Gallico, libro V, 24.
-G.G.Cesare
:De Bello Civilii, libro I, 40.
-V.Petercolo
: Storia Romana, libro II, 63.
-Appiano
di Alessandria : Storia Romana, libro III, 46, 74, 81, 97.