a cura del dott. Giovanni Di Braccio.
Dettaglio della statua
crisobronzea di Planco a Basilea, Svizzera. |
Proseguendo
sul filone che richiama la figura millenaria di Lucio Munazio Planco ci si
soffermerà ad analizzare le opere realizzate Pre e Post Mortem dai
suoi familiari, per terminare quindi con l'analisi dei monumenti innalzati
molti secoli dopo al fine di ricordare e magnificare la figura di un uomo
straordinariamente coraggioso, valente, diplomatico e tuttavia camaleontico,
che visse da protagonista nel periodo più convulso e ricco di
avvenimenti che la Storia di Roma ricordi.
Sul
promontorio di Gaeta*(1) spicca superbo il celeberrimo monumento
funerario dedicato a Munazio Planco, universalmente riconosciuto con
l'appellativo di Generale Tiburtino *(2).
Mausoleo di Lucio Munazio Planco, Gaeta. |
Molti
studiosi*(3), nel corso del tempo, affermarono che l'ubicazione dell'suddetto
sepolcro fu scelta appositamente (non sappiamo precisamente se a opera del
figlio, anch'esso Lucio Munazio Planco, o del più illustre padre) per
poter essere visibile da ogni luogo*(4) sia in mare che in terra ferma,
a imperitura memoria, per rammentare ai posteri la grandezza dei Munatii.
La
struttura è di forma circolare cilindrica con copertura a profilo conico, oggi
scarsamente visibile, e rivestimento esterno costituito da grandi blocchi in
travertino di forma rettangolare.
Ipotesi ricostruttiva del
mausoleo di Lucio Munazio Planco, così come dovette apparire in antichità. |
Poggia
su una zoccolatura poderosa anch'essa in blocchi di Lapis Tiburtinus
sulla quale s'innalza un fusto cilindrico, sorreggente una fascia costituita da
una decorazione a fregi dorici con triglifi alternati a metope
ritraenti insegne militari quali frecce, corazze, trofei, armature, schinieri,
loriche, elmi, scudi e coronati da una merlatura, parzialmente restaurata.
Mausoleo di Lucio Munatio
Planco, dettaglio della fascia decorativa con metope e triglifi. |
L'entrata
è accompagnata da quattro scalini, anch'essi lapidei, che culminano in un
portale monumentale, alto 2,25 m (il quale mantiene ancora la sua
funzione originale, conservandosi in ottimo stato) con al di sopra una lastra
marmorea incorniciata, rettangolarmente (lunga 2,30 m, larga 0,70 m),
con epigrafe iscritta:
L. MVNATIVS L. F. L. N. L. PRON.
PLANCVS. COS. CENS. IMP. ITER. VII VIRI.
EPVLON. TRIVMP. EX RAETIS AEDEM SATVRNI
FECIT DE MANIBIS AGROS DIVISIT IN ITALIA
BENVENVTI IN GALLIA COLONIAS DEDVXIT
LVGDVNVM ET RAVRICAM
Mausoleo di Lucio Munatio Planco, epigrafe sormontante
l'ingresso alla struttura
riportante il Cursus Honorum del Generale
Tiburtino.
L'epigrafe
di cui sopra elenca il Cursus Honorum del Generale evidenziando la
personalità poliedrica, di stampo politico e militare. L'interno del complesso
è costituito da due sezioni circolari concentriche, voltate, divise da un
corridoio circolare. Spiccano le due celle, molto ampie, che dovevano
conservare i resti mortali della famiglia di Planco, mente otto nicchie
rettangolari, disposte in maniera equidistante, erano adibite a depositi di
vasi lacrimali*(6).
Mausoleo di Lucio Munazio
Planco, dettaglio della cella funeraria con la copia della scultura cosiddetta del “Generale Tiburtino”, rinvenuta nei pressi del Santuario di Ercole Vincitore di Tivoli. |
Il
Mausoleo trova stringenti confronti con il medesimo di Cecilia Metella*(7),
con quello degli Iulii*(8), con la tomba tiburtina e trebulana
dei Plauzi Lucani (Trebula Suffenas, attuale Ciciliano,
luogo d'origine della gens patrizia dei Plauzi) costruita
anch'essa tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
Mausoleo di Augusto, Roma. |
Mausoleo di Cecilia Metella, Appia. |
Mausoleo dei Plauzi, Tivoli. |
Dopo
aver illustrato il poderoso e quanto mai possente Mausoleo, che svetta sul Capo
o Monte Orlando in quel di Gaeta, passiamo ad un altra opera d'arte che
rappresenta Planco.
Si
tratta di una statua collocata nella piazza municipale dell'helvetica città
transalpina di Basilea: realizzata artisticamente in bronzo e metalli
preziosi, si erge superba su di un piedistallo rettangolare aggettante che
presenta ai quattro lati allegorie e armature in bassorilievo, con su in alto
riportato l'anno di produzione, il 1580*(9).
La
statua bicroma, di colore aureo e bronzeo, rappresenta un uomo barbuto, di
mezza età seppur nel suo massimo vigore fisico (ciò è testimoniato dalla
muscolatura del torace, delle braccia e delle gambe) abbigliato con un'armatura
anatomica, con gonnellino a frange*(10), lungo mantello e stivali,
sorreggente con la mano sinistra uno scettro, riccamente decorato e lavorato ad
arte.
Sul
capo presenta un elmo del tipo Imperiale*(11) su cui poggia un uccello,
verosimilmente un aquila appollaiata. Questa scultura fu realizzata, con ogni
probabilità, dalla cinquecentesca comunità Rauricana*(12) per esaltare
il fondatore della stessa città, nobilitandone l'antichità e la dignità al
tempo stesso. L'abbigliamento tuttavia, così come la fisionomia, non rispecchia
per nulla la figura storica di Planco ma piuttosto s'ispira a modelli di
famiglie Reali molto in voga
nell'Europa di fine '500- inizio '600, e ne costituisce magistrale
esempio il capolavoro scultoreo, in bronzo, che ritrae l'Imperatore Filippo
IV a opera di Girolamo Lucenti su disegno del geniale Gian
Lorenzo Bernini, collocato nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
Statua di Munazio Planco a Basilea. |
Statua di Filippo IV, in Santa Maria Maggiore, Roma. |
Un
altro monumento commemorativo per Planco fu eretto in Francia, specificatamente
nella città di Grenoble, antica città gallo romana denominata Cularo*(13)
proprio da Planco.
Questa
struttura, in marmo bianco e in stile neoclassico, è detta fontana del Leone
e del Serpente e fu
realizzata dallo scultore Victor Sappey nel 1843
e collocata nella Place de la Cimaise, vicino al molo Xavier Jouvin.
Fu costruita per commemorare la diga, tra i fiumi Isère e Drac che
tante alluvioni avevano provocato nella città Transalpina. Sulla complessa
struttura architettonica troneggia un possente leone, che rappresenta la città,
intento a soverchiare con i suoi artigli un serpente di bronzo morente,
identificato con il fiume Isère, finalmente domato dalla diga.
In alto fu aggiunta un'iscrizione, nel 1957, in
occasione del duemilacinquennio di Grenoble, ricordando il primo ponte
lanciato in questo luogo il 6 giugno del 43 a.C. ad opera del
Governatore della provincia della Gallia Comata o Chiomata, Lucio
Munazio Planco detto il Generale Tiburtino.
Fontana del Leone e del Serpente, Victor. Sappey 1843, Grenoble, Francia. |
Approfondimenti:
*(1)
Chiamato Monte Orlando o Torre Orlando, da ipotizzare che la suddetta
denominazione fu posta a partire dal XII secolo per identificare il
Mausoleo, che risultava essere una torre alla vista degli uomini d'epoca, e che
in francese fosse chiamata “Tour roulant”; da qui la storpiatura in
dialetto locale come Torre Orlando.
*(2)
Titolatura data al rinvenimento, presso il Santuario di Ercole Vincitore
di Tivoli, di una statua marmorea in veste eroica che presenta le fattezze
fisiche, almeno nel volto, di Lucio Munazio Planco.
*(3)
A. Morello e Gesualdo.
*(4)
Nelle zone limitrofe del comune di Gaeta.
*(5)
I Settemviri Epuloni erano magistrati che avevano il compito di
sovrintendere all'allestimento di superbi banchetti in onore degli Dei, in
concomitanza di fasti eventi, pubbliche
festività o luttuose tragedie; i Reti furono un popolo Germanico
stanziato nella moderna Svizzera; Lugdunum corrisponde all'attuale Lione
e Raurica all'odierna Basilea.
*(6)
Detti anche lacrimatoi, erano ampolle vitree o in materiale prezioso che
contenevano unguenti o profumi.
*(7)
Figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico e moglie del triumviro Marco
Licinio Crasso, morto a Carre in Persia nel 53 a.C.
*(8)
Mausoleo in piazza Augusto Imperatore, in Roma, dove furono deposte
le spoglie mortali della famiglia Giulio Claudia.
*(9)
Probabile anno di commissione Comunale di Basilea della Confederazione
Helvetica.
*(10)
Palese richiamo alle armature dei generali romani.
*(11)
Elmo utilizzato dagli eserciti dell'Impero d'Austria.
*(12)
Basilea in età romana fu battezzata Raurica da Planco e in età
augustea gli fu aggiunto l'appellativo di Augusta.
*(13)
Città fondata da Planco nel 43 a.C. su un vicus gallico;
cambiò nome grazie al passaggio dell'Imperatore cristiano Graziano divenendo
Grazianopolis, per poi denominarsi Grenoble.
Fonti Bibliografiche:
-A.Morello,
LUCIO MUNAZIO PLANCO raffinato interprete di un epoca incoerente, 1997, Pontone
di Cassino (Latina) Edizione Eva.
-G.Q.
Giglioli, La Tomba di Lucio Munazio Planco a Gaeta, in Architettura e arti
decorative I, 1921, pp. 507-525.
-G.
Iacopi, Lucio Munazio Planco e il suo Mausoleo di Gaeta, Milano 1960.
-D.
Coeur, La Plaine de Grenoble
face aux inondations, genèse d'une politique publique du xviie au xxe
siècle, Versailles, Quae, 2008.