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Le origini della Candelora

A cura del dott. Stefano Del Priore.

La festività della Candelora, al giorno d'oggi, rappresenta una celebrazione cristiana ancora intrisa e caratterizzata dalla presenza di antiche tradizioni popolari quali numerose filastrocche, canzoni e ballate: cadendo il 2 di febbraio venne percepita come l'ago della bilancia per comprendere se il gelido clima invernale fosse oramai giunto al termine oppure si sarebbe prolungato ulteriormente. Presso le antiche genti dell'Europa del Nord rappresentava il punto mediano tra inverno e primavera ed era sacra a una potente Dea, mentre secondo quanto narrato nel Vangelo di Luca, in questo specifico giorno avvenne la presentazione dell'infante Gesù al Tempio di Re Salomone. Cosa celano, in realtà, queste tradizioni?

Le Origini Remote

Nel mondo della spiritualità degli antichi celti, il lasso a cavallo tra il 1° e il 2 febbraio corrispondeva a una delle quattro grandi feste calendariali caratterizzate dalle fiamme, ovverosia le "demarcatrici" temporali attraverso il computo delle quali era calcolato lo scorrere del tempo stagionale, e prendeva il nome di Imbolc, da pronunciarsi come Immol'c, conosciuta anche come Oimelc e Imbolg: essa cadeva nel punto mediano tra il solstizio invernale e l'equinozio di primavera. Le ritualità a essa associate, come costumanza di questo grande civiltà, avevano inizio durante la notte del 1° febbraio (ricordiamo che per i Celti, possedendo calendari e computazione del tempo della tipologia lunare, a differenza nostra, il giorno iniziava al termine dello stesso, ergo all'imbrunire) per poi proseguire durante il giorno successivo; l'etimologia del termine è incerto o discusso ma possiamo affermare con certezza che ognuna delle possibili interpretazioni rimanda direttamente al significato più profondo dell'estrinsecazione sacrale del rito, in quanto Imbolc proverrebbe a Imb – folc, equivalente a Festa della Pioggia forse da intendersi tanto come pioggia lustrale che avrebbe lavato via le negatività della rigida stagione invernale quanto l'indicare un effettivo mutamento climatico legato all'arrivo delle piogge, Oimelc è invece traducibile come Latte Ovino o Lattazione delle Pecore in riferimento al termine delle gravidanze degli ovini con relativa nascita degli agnellini: la celebrazione per la nascita di quest'ultimi, simbolo del rinnovamento dei cicli vitali, e la produzione di alimenti quali latte fresco, prodotti caseari come burro, siero e formaggi nonchè una sorta di timballi di carne aventi come ingrediente principale la carne ricavata dalle code mozzate degli agnelli, costituivano una ricca fonte di proteine, grassi e sostentamento per le fasce più deboli della popolazione, soprattutto anziani e bambini, contro le asperità dovute al gelido clima invernale tipico delle latitudini del Nord Europa. In ultima analisi, Imbolg in antico irlandese stava a indicare precisamente "in grembo", quindi sia la gravidanza del bestiame stricto sensu, sia il grembo della Grande Dea Madre pronta a partorire la nuova stagione ricca di vita, fertilità e gioia. Imbolc rappresentava una delle quattro festività del fuoco, legata dunque indissolubilmente alle fiamme purificatrici, generatrici di vita, benedicenti e beneaguranti affinchè i preziosi cicli vitali del Creato potessero attingere, attraverso dei riti di magia simpatica, alle energie utili al rinnovamento delle forze procreatrici che regolavano gli eterni cicli di rinascita: la celebrazione della luce, materializzata attraverso il progressivo aumento di ore diurne, era prodroma e propedeutica all'arrivo della stagione primaverile. L'accesione rituale di fuochi e falò era propriamente da intendersi sotto questo punto di vista specifico, quello della luce crescente quale araldo della vita, dato che gli antichi Celti vivevano in profonda comunione spirituale con i mutamenti legati all'alternanza delle stagioni essendo la loro spiritualità religiosa modulata su di un variopinto, complesso quanto enigmatico, ai nostri occhi, sistema panteistico e politeistico dove ogni estrinsecazione, manifestazione o ipostasi del Divino era minuziosamente percepita in tutto ciò che li circondava. Le donne dei vari villaggi, in compensazione all'assenza di massive cerimonie pubbliche come invece accadeva per Samhain, tenevano adunanze per invocare la benevolenza di divinità quali Belenus / Belanu e la sua compagna Belisma, conosciuta in Britannia come Brigantia, antichissimi Dei psicopompi e luciferi dei quali, in seguito, approndiremo la conoscenza: in loro onore, nell'intimità della mura domestiche, erano accesi lumi e candele, aspetto rituale sopravvissuto sino ai giorni odierni, seppur mutuato e assorbito dalla religione crisitiana; Imbolc era altresì una festività dedicata alla divinazione, attraverso l'utilizzo di erbe come la Verbena Officinalis.

La Dea e La Santa

Brigid

Nella mitologia celtica, Brigid faceva parte di qualla poliantea di figure femminile divine, della tipologia appartenente alle Grandi Madri, connotate da natura Triplice e riassumenti in sè ogni aspetto del Creato e dell'Ultraterreno, potendo dunque affermare che in esse fosse riunita e amalgamata l'intera sfera del Divino. Brigid, in particolar modo, era una Dea che sviluppò grandemente la sua influenza presso i Celti d'Irlanda e Britannia, sovrintendeva alla Rinascita, alla Fertilità, alla Primavera, alle Arti Guaritive, Divinatorie, Profetiche e Oracolari, alla Poesia; ella fu Patrona e Protettrice dei Druidi, dei Guerrieri, dei Poeti, dei Guaritori e degli artigiani, in particolar modo dei fabbri. La poesia & il canto e la metallurgia, in particolar modo, rivestivano un ruolo molto importante perchè i primi erano percepiti come una forma di magia rituale vera e propria, divenendo un concatenarsi di versi in grado di dar forma alla memoria ancestrale del popolo quindi accesso alla conoscenza assoluta, mentre la seconda era vista come un'abilità sovrannurale, la capacità di plasmare e infondere vita nel metallo creando dal nulla oggetti dalle più disparate funzioni. Veniva invocata dalle donne durante il parto e a lei era dedicata, in particolar modo, la poc'anzi analizzata festività di Imbolc: Dea Una&Trina, a volte legata a due sorelle fungenti, in realtà, da sue stesse ipostasi; nacque come Dea territoriale del Cúige Laighean – Leinster, una delle Quattro Grandi Province d'Irlanda, ma la sua influenza e devozione erano praticamente comuni a tutte le genti celtiche: è assai probabile, se non certo, che le galliche Brigindona, Belisma ("Colei che brilla molto") e Bricta ("La Brillante", consorte di Luxovius, Dio termale della Luce onorato presso Luxeuil - Haute-Saône), le britanniche Brigantia(1) ("L'Altissima") e Sulis (dal significato incerto ma probabilmente collegato al sole e alla luce, anch'essa collegata ad acque termali come Bricta), siano esattamente la medesima divinità: la sua associazione alle proprietà benefiche e guaritive delle acque termali è osservabile ancora oggi, dato che sui rami degli alberi posti in propinquità di queste sorgenti i contadini appendono minute strisce di stoffa contenenti indicazioni circa il malanno dal quale vorrebbero essere sanati. Come spesso è riscontrabile in questi casi, pratica diffusa comunemente in tutte le civiltà dell'Europa antica, il suo nome era in reatà un epiteto, dal significato di "Gloriosa", in quanto il Vero Nome della Dea era troppo sacro e potente per esser pronunciato; conoscendola, inoltre, era possibile disporre della sua volontà a proprio piacimento (similmente a quanto credevano i Romani, mettendo in pratica ciò attraverso il funesto rito dell'Evocatio): a lei erano sacri specchi, simboli di divinazione e di comunicazione con il mondo ultraterreno, ruote, in quanto le ruote del filatoio simboleggiavano anche il centro cosmico dal quale i fili del Creato prendevano vita plasmando l'esistenza e lo scorrere del tempo, e la coppa, palese riferimento al grembo materno in quanto Grande Dea Madre della Fertilità e della Primavera. Ella apparteneva all'ancestrale, e mitico, Popolo dei Tùatha Dé Danann(2), figlia del Grande Dio Dagda Eochaid, moglie di Bres e madre di Ruadan. Come altre divinità celtiche (poche, a onore del vero) quali Epona, protettrice dei cavalli, e Taranis, Dio Padre della Folgore e del Tuono, subì un processo di sincretismo religioso finendo per esser venerata dalle genti angloromane, soprattutto dai militari per le sue intime connessioni con la guerra, venendo dunque identificata con Minerva: pregevole esempio di ciò è una sua statua in Scozia, a Birrens, ove è ritratta con Egida e Globo della Vittoria. Nel grande testo conosciuto come Leabhar Gabhála na hÉireann o "Libro della Presa d'Irlanda"(3), risalente nelle sue fasi più antiche al IX - X secolo dell'era cristiana ma cristallizzatosi nella sua forma attuale attorno al XII, ella è descritta come una poetessa in possesso di grandiose virtù profetiche, in possesso di bestie sovrannurali: i due buoi Fa e Men, dai quali deriva il nome della pianura Famen ove pascolano, il Sovrano dei cinghiali Torc Triath e il Re delle Pecore Cirb: ciò fa di lei anche una protettrice degli animali domestici e connessi al concetto di sovranità, per quanto nell'immaginario religioso celtico tali bestie dovettero rivestire un significato intrinseco più profondo e, per noi, oggi incomprensibile. Nel Sanas Glormaich o "Glossario di Cormac", risalente al X secolo, viene descritta come "La Dea adorata dai Poeti" e avente due sorelle, ambedue con il suo stesso nome: Brigit la Guaritrice e Brigit il Fabbro, chiaramente nelle quali si deve individuare sue ipostasi denotanti la Triplice Natura che, nei giorni in cui questi libri vennero scritti, era divenuta un concetto non più pienamente comprensibile per coloro che ne tramandarono le memorie su pergamena. La sua storia desta richiede particolare attenzione per il passaggio, quasi naturale, che la portò da Dea a Santa cristiana: con l'evangelizzazione dei Celti divenne figlia del Druido Dougal e nutrice di Gesù: si narra che un giorno una candida colomba la condusse in un luogo desertico, dove assistette come levatrice alla nascita del Messia e pose sulla sua fronte tre gocce d'acqua affinchè risultasse unito alla Terra. In questa storia, come da tradizione celtica, sono presenti anche animali dotati di virtù ultraterrene: dato che le mucche, arse dalla sete, non erano in grado di produrre latte, Brigida cantò loro le "poesie del paradiso" e il latte cominciò a scorrere copiosamente per il Figlio di Dio. Largamente accomunata alla figura della Madonna stessa in virtù del suo status quo di Vergine e Madre al tempo stesso, venendo spesso definita come La Maria dei Gaelici e ritenuta guida spirituale di moltissimi genti che divennero, in seguito, suoi discepoli.



Statua della Dea Brigid – Brigantia, identificata per sincretismo con Minerva
, Museo di Bretagna, Rennes, Francia, II secolo a.C.
 

Brigida di Kildare

Santa Brigit, nella sua "genesi" come santa cristiana ex novo, assorbì molti elementi propri della sua precedente esistenza pagana: la sua nascita e la sua educazione, infatti, sono ricolme di elementi magici, soprannaturali e densi del simbolismo dell'antica spiritualità celtica, infatti venne a volte considerata figlia del Druido Dougal e nutrita con il latte delle mucche dell'aldilà, oppure fu un Druido a preannunciare la sua nascita: legata alla fertilità e all'abbondanza, si narrra che possedesse una dispensa di vivande considerata inesauribile, le sue mucche erano in grado di produrre quantità impensabili di latte e potevano essere munte sino a tre volte al dì; essendo patrona anche della birra prodotta durante la Pasqua, una sola misura del suo malto era in sufficiente per preparare birra per ben 18 chiese(4) e persino l'acqua da lei utilizzata per lavarsi era in grado di mutarsi nella dorata bevanda alcolica; guarì inoltre quattro malati, quattro come i punti cardinali che nell'antica Irlanda simboleggiavano le quattro direzioni e dunque la pienezza del Creato. Considerata la principale evangelizzatrice del suo Paese, assieme a Maewyin Succat - San Patrizio, è ovviamente oggetto di larga venerazione da parte della Chiesa Cattolica. La sua esistenza storica sembra essere accertata seppur l'agiografia le creò attorno una fitta tessitura di avvenimenti, accadimenti e gesta che furono attinti direttamente dal ricco corpus mitico dell'ancestrale spiritualità celtica insulare: la figura di San Patrizio deve aver indubbiamente influenzato fortemente la spiritualità della donna, indirizzandola verso la vocazione monastica, e la sua importanza è denotata dal fatto che, assieme a Moninne, Samthann e Ite, è l'unica della quale si possegga una corposa agiografia: il primo testo biografico del quale si abbiano notizie venne vergato per mano di Cogitosus alla metà del VII secolo, precisamente attorno al 650, dotto monaco di Cill Dara – Kildare ("La Chiesa della Quercia", così chiamata perchè sembra che vi fosse un altare poggiante su di un massicio trave di legno di quercia che mai marciva, prestando fede alle parole di Cogitosus, in quanto reso verde e rigoglioso dal tocco della mano di Brigida) che scrisse la Vita Brigidae; altre agiografie comparvero in seguito, di cui una molto importante in esametri latini a opera di San Donato di Fiesole (Irlanda, VIII secolo – Fiesole, 874 / 877), scrittore e missionario irlandese che nel IX secolo donò una chiesa a Piacenza per l'Abbazia di San Colombano di Bobbio, facendovi costruire in seguito uno xenodochio per pellegrini irlandesi e un ospedale: sappiamo inoltre che il circolo di Sedulio "Scoto" di Liegi (Irlanda, ... - 858, probabilmente Liegi), il quale era di nativi irlandesi, sembra nutrisse una profonda devozione per la Santa. La tradizione vuole che Brigida nacque a Fochaird(5) nell'Anno Domini 451, nei pressi di Dundalk, contea di Louth, figlia di Dubhthach, un capoclan pagano di Leinster, e Brocca, schiava di etnia pitta convertita e battezzata al cristianesimo (la leggenda vuole che al momento dell'abluzione comparvero in cielo tre Angeli, simboleggianti la volontà di Dio, e che luogo dove era solita dormire da bambina si levasse un fuoco benedetto) da San Patrizio: altre teorie storiche ritengono che la madre di Brigida fosse originaria del Portogallo e che fosse giunta in Irlanda poichè rapita da pirati gaelici, similmente a quanto accaduto con Maewyn Succat. Brigida, il cui nome significante "Eccelsa persona" deriva direttamente da quello della Dea Brigid, abbracciò il messaggio del Cristo nel 461, a circa 10 anni (altre fonti sostengono a 6, concordando con l'anno 461 ovverosia il medesimo della morte di San Patrizio): dopo aver ascoltato una fervente predicazione di San Patrizio, ella decise d'intraprendere la vita religiosa a dispetto della feroce opposizione da parte di suo padre. Si narra che mai rifiutasse l'elemosina ai poveri che ne chiedevano, donando generose razioni di burro, farina e uova: giunse persino a regalare a un lebbroso la preziosa spada cerimoniale di suo padre il quale, a seguito di questo episodio, finalmente si convinse della genuinità della vocazione cristiana di sua figlia. Brigida divenne dunque monaca, ricevendo il velo direttamente dalle mani di San Mael di Ardagh(6) (Irlanda, data di nascita sconosciuta – 6 febbraio 688), Vescovo e fondatore dell'omonima diocesi; altra suo prezioso punto di riferimento religioso fu San Macaille. La santa fu molto attiva nella sua missione e fondò diversi luoghi di culto, anche di una certa fama, tra i quali il primo venne edificato nella città di Clóirtheach – Clara (dall'antico irlandese "pianura") nella Contae Uíbh Fhailí - Contea di Offaly, ma il più noto, e certamente importante, fu l'abbazia di Kildare nel 470, monastero promiscuo per uomini e donne (della medesima tipologia sorsero anche in Inghilterra, Spagna, Francia successivamente alla morte del Patrono d'Irlanda) nella quale assurse alla carica di Badessa poichè nella società celtocristiana, retaggio ancestrale delle antiche costumanze pagane, non era assolutamente infrequenta che una donna, in qualità di Madre Superiora, governasse ambedue i rami di un monastero(7): questo dato è sicuramente un'indicazione probante circa la condizione delle donne nella Chiesa celtica ed è riflesso diretto del più alto rango sociale delle monache, il che comportava l'avere dei monaci al proprio servizio che svolgessero i lavori manuali per provvedere al loro sostentamento e che attendessero ai servizi liturgici; a ogni modo, l'Abbazia di Kildare sorse esattamente nel medesimo luogo che un tempo ospitò il santuario e le Druidesse preposte all'officio del culto della Grande Dea Brigid (il toponimo, "Chiesa della Quercia", lascia chiaramente intendere che in precedenza un rigoglioso bosco di querce, albero estremamente importante nella religione celtica, fungesse da tempio, così come testimoniato da autori classici quali Giulio Cesare e Tacito) cui la Sacerdotessa Maggiore assumeva il nome rituale della Divinità, sovrintendendo al Fuoco Sacro simbolo di conoscenza, regalità, protezione domestica, fertilità, sapienza e arti quali la metallurgia, la poesia e il canto rituale (come testimoniato nell'episodio della "Poesia del Paradiso" intonata per le mucche affinchè producessero il latte necessario al sostentamento dell'infante Gesù). La proporzione di donne santificate rispetto agli uomini è notevolmente maggiore nei primi martirologi irlandesi, come quello di Gorman (8), rispetto a ciò che avvenne in altri Paesi; inoltre, le donne irlandesi erano inoltre associate al ministero sacerdotale a un livello tale da turbare grandemente i vescovi continentali del VII secolo, i quali ritenevano il fatto che delle donne "prendessero il Calice e amministrassero il sangue di Cristo alla gente un'innovazione e un'intollerabile superstizione". L'Abbazia di Kildare divenne uno dei luoghi di culto cristiano più rinomati e prestigiosi d'Irlanda e un punto di riferimento per l'intera Europa, tanto che il grandioso e stupefacente manoscritto Leabhar Cheanannais – Il Libro di Kells(9) venne rinvenuto propro lì e vi rimase custodito fino al 1654 quando la cavalleria di Oliver Cromwell acquartierata nella città fu incaricata di prelevarlo e inviarlo a Dublino, affinchè fosse custodito al sicuro, sino a quando venne preso in carico nel 1661 dal Trinity College, consegnatogli dal futuro Vescovo di Meath Henry Jones, dove è sempre rimasto sino a oggi. La sua innata gentilezza d'animo e bontà di cuore furono sicuramente d'aiuto nel suo rapporto con la stretta osservanza che alcune regole prevedevano: sempre Cogitosus riferisce che, quando Brigida decise di porgere visita al Vescovo Ibar egli "pur essendo molto contento dell'arrivo della santa, non aveva cibo da offrire all'ospite se non pane secco e carne di maiale. Così il vescovo Ibar e S. Brigida mangiarono pane e bacho (il nostro odierno bacon) durante il digiuno quaresimale prima della Pasqua"; a riprova della bontà della sua scelta, quando due sue monache rifiutarono carne durante l'osservanza del digiuno previsto dal periodo quaresimale, il cibo nel piatto mutò in sibilanti serpenti come monito per la loro eccessiva rigidità. Un altro episodio testimoniante la sua innata compassione e vocazione verso il prossimo racconta che, accudendo un capoclan pagano molto malato e delirante, forse il suo stesso padre Dubhtach, raccolse della paglia dal pavimento e vi creò una croce: mano a mano che l'oggetto prendeva forma, il malato si calmò e iniziò a chiedere con sempre maggiore interesse il significato di quel simbolo così Brigida gli narrò del calvario del Cristo e del supplizio sul Monte Golgota. L'uomo ne fu talmente colpito che decise di convertirsi facendosi battezzare, morendo serenamente di lì a poco.(10) Il suo aiuto era spesso invocato affinchè dirimesse questioni matrimoniali "Giunse là un uomo sposato che desiderava dalla santa una benedizione dell'acqua con cui egli intendeva aspergere la moglie, dalla quale era odiato. Brigida benedisse l'acqua e dopo che, assente la sposa, il marito asperse la casa, il cibo, le bevande e il letto, proprio da quel giorno la moglie lo amò profondamente per tutta la vita" e la sua benedizione era considerata un potente apotropaico, infatti un vescovo che stava conducendo con grande velocità il suo carro, "guardando in basso verso le ruote, notò che mancavano gli acciarini. Si affrettò giù dal carro e, toccata terra, ringraziò Dio e benedisse il nome di Santa Brigida, rammentandosi che la ella aveva benedetto il veicolo". Brigida morì a Kildare il 1° febbraio del 525 circa, approssimativamente all'età di 74 anni, e venne sepolta in una tomba posta dinnanzi all'altare maggiore dell'Abbazia da lei fondata: qualche tempo dopo, in data imprecisata, i suoi resti vennero riesumati e scortati con i massimi onori a Downpatrick assieme a quelli di San Patrizio e Colum Cille - San Columba di Iona. Attualmente sembra che il suo cranio sia custodito in Portogallo, nella chiesa di Igreja de Sao Joao Baptista in Lumiar, a Lisbona, ivi recato da tre nobili irlandesi: il suo culto valicò i confini della verde isola sua terra d'origine e divenne popolare in tutta Europa: diffuso a opera di missionari suoi conterraneii, secoli dopo la sua morte, come il già incontrato San Donato di Fiesole e San Foillan. Nell'Abbazia di Kildare un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache e ogni suora, rispettando un rigoroso turno, aveva il sacro compito di vegliare sulle fiamme per un’intera giornata computata in un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora, ella scandiva la formula rituale “Brigida, proteggi il tuo fuoco, poichè questa è la tua notte"(11): il ventesimo giorno si narra fosse la stessa Santa a tenere acceso il fuoco, attraverso i suoi poteri miracolosi. Il numero diciannove è un palese richiamo al ciclo lunare metonico(12), il quale si ripresenta identico al trascorrere esatto di 19 anni solari. Il parallelismo di questa tradizione con l'Ignis Perpetuus e l'Ignis Vestae Renovatio(13) propri dell'Ordo Vestalis romano è piuttosto palese, così come la figura stessa delle monache e l'intima correlazione tra Dea Brigid, la Santa Brigit e la Dea Vesta, tutte profondamente connesse al fuoco nella sua sfera di conoscenza interiore e protezione della regalità: nell'ambito cristiano, l'associazione di Brigida con il fuoco stette a simboleggiare l'aver trascorso la sua esistenza in profonda comunione con Dio. Un'ulteriore possibile derivazione è riscontrabile anche nel leggendario collegio delle Galliceniae, una sorellanza di druidesse il cui compito era di sorvegliare severamente il loro recinto sacro dall'intrusione di estranei e uomini in particolar modo, i cui riti e segreti furono altresì perpetrati nel corso del tempo per molte generazioni; all'epoca, inoltre, sovente accadeva che dei Druidi fondassero monasteri cristiani la cui dottrina, però, era mescolata con gli antichi misteri druidici. Altro interessantissimo aspetto circa la mescolanza di elementi pagani, in riferimento soprattutto ai collegi sacerdotali femminili del Mondo Antico, è la presunta età di Brigida quando decise di convertirsi alla fede cristiana: a seconda delle fonti prese in esame, tutte abbastanza lacunose e infarcite di elementi favolistici, essa oscilla tra i 6 e i 10 anni, specularmente a quanto accadeva nel rituale paranuziale romano della Captio, nel quale il Pontifex Maximus sceglieva attraverso una dura selezione le giovani candidate che avrebbero avuto l'onore di entrare a far parte dell'Ordo Vestalis. Nell'Abbazia di Kildare in eguale misura, alle sole donne era concesso di accedere nel Sancta Sanctorum ove il fuoco ardeva ininterrottamente, il quale veniva mantenuto acceso attraverso l'ausilio di mantici, così come scrisse Giraldus Cambrensis – Girardo di Cambria (Manorbier. 1146 – Hereford, 1223) nel XII secolo. Il fuoco bruciò ininterrottamente sin dai giorni della leggendaria fondazione dell'Abbazia, nella seconda metà del VI secolo, per giungere sino al regno di Enrico VIII Tudor (Greenwich, 28 giugno 1491 – Londra, 28 gennaio 1547), quando a causa della Riforma Protestante esso venne spento poiché considerato un'usanza ben più pagana che cattolica, similmente a quanto accaduto oltre mille anni prima con l'Imperatore Teodosio il quale, nel 394 d.C., chiuse le porte del Tempio di Vesta e ne estinse le Sacre Fiamme, ponendo così fine a più dieci secoli di vita dell'ordine sacerdotale consacrato alla Dea del Fuoco Domestico: le analogie della Santa con le Vestali, però, non finiscono qui.

Santa Brigida e il Culto delle Fontane

La Dea Vesta, così come le sue accolite, mostrarono un ambivalente rapporto con le acque correnti, limpide e immacolate, nonostante il dominio di appartenenza divino fosse da relazionarsi all'elemento del fuoco(14): parimenti, simile parallelismo sembra legare Santa Brigida, e dunque forse anche la divinità dalla quale la sua figura ebbe origine, con le fontane e il loro culto. Le ritualità associate al St. Bridget Well ("Il Pozzo" o "La fontana" di Santa Brigida), a Lios Ceannúir – Liscannor sita in Contae an Chláir (la contea di Clare), sono state oggetto per molti anni, da parte di numerosi studiosi, di approfondimenti e indagini: in particolar modo John Sharkey, erudito dell'antica religione celtica, scrive nel suo "I Misteri Celtici, l'Antica Religione": "Molte fontane e sorgenti sono sacre da tempo immemorabile. Nonostante le trasformazioni degli oggetti di devozione e dei riti, l'atto di invocare la sorgente della vita non è mai stato dimenticato. Questa fontana un tempo era sacra alla dea madre Brigida che guariva con la potenza del fuoco e dell'acqua. Nel cristianesimo la dea si trasformò in santa Brigida, patrona del focolare, della casa e delle fontane sacre."; loigico dunque pensare che tale fonte fosse sacra e venerata ben prima dell'avvento del cristianesimo nella verde isola. L'ultima domenica del luglio di ogni anno la fontana è ancora oggi meta di pellegrinaggi da parte di molti devoti e Sharkey aggiunge che il 1° di febbraio Brigida sarebbe stata arsa viva, similmente a quando accadeva nei rituali della religione celtica aventi come oggetto sacrifici umani tramite i raccapriccianti "Uomini di Vimini"(15), assurgendo così al Paradiso da Santa e divenendo la protettrice del fuoco, delle guarigioni, delle fontane e delle dimore dei Celtocristiani d'Irlanda: questo accadimento divenne il giorno per commemorare Santa Brigida, il Giorno di Santa Brigida o Là Fhéile Brfd in galeico, sostituendo la precedente festività pagana di Imbolc. Questo pozzo, così come innumerevoli altri dislocati in ogni angolo dell'antico territorio dei Celti, è diretta prosecuzione della devozione che legava le antiche genti di questi luoghi alle acque sovrannurali, siano esse state laghi, fiumi o paludi: corrente o stagnante, termale e non, l'acqua fu sempre percepita come sede di esseri divini, dotati di virtù profetiche, mantiche e custodi di saperi ancestrali (basti pensare alla celeberrima "Dama del Lago" che fece dono, in alcuni cicli narrativi, a Re Artù dell'invincibile spada Excalibur), i cui luoghi di culto rappresentavano uno degli accessi per il Mondo dei Morti. Nell'immaginario celtico le Terre Beate come Afallon – Avalon, Magmell, Ablach e Tír na nÓg erano isole poste al di là del mare, raggiungibili al termine della vita terrena tramite un lungo viaggio in barca: ne abbiamo menzione grazie al Fiannaidheacht di Oisin e Niamh e tramite il monaco cristiano San Brandano (Fenit, 460 o 484 – Annaghdown, 577 o 583) fondatore dell'Abbazia di Clonfert e amico di Brigida e San Columba tra i tanti, nella sua Navigatio Sancti Brendani (opera a metà tra un immrama e un echtrai(16), composta tra il IX e il X secolo da un anonimo ecclesiastico irlandese) il quale da vivo mise piede, assieme a dei suoi confratelli, su queste sponde immortali ove malattia, sofferenza e morte erano sconosciute. Si tramanda inoltre che Santa Brigida godrà di una seconda vita in cui, unica tra la moltitudine di tutti i santi, ritornerà sulla Terra per intrecciare i capelli del Cristo e lavarne i piedi o, addirittura, per diventarne la sposa. In tutto ciò pare che abbia ripreso le caratteristiche della gnostica Sophia, la Sapienza, mentre sotto altri punti di vista è percepita al pari di una reincarnazione della Vergine Maria: nella profezia circa la sua seconda venuta tale messaggio escatologico non differisce da quanto viene ancora raccontato, e creduto, nell'isola britannica, dove si ritiene che Re Artù non sia morto ma riposi nell'Isola di Avalon ristorando le sue ferite e che nuovamente sorgerà in difesa dell'Inghilterra quando suonerà l'ora del bisogno. Per quanto concerne la nostra Patria il culto di Brigida divenne popolare soprattutto nel settentrione, a partire dal IX - X secolo: a Piacenza, nella Val Brembana di Bergamo, Valsassina, Val Averara, a Trescore Balneario, nel comasco come a Ponzate e Camerlata, in Piemonte, in provincia di Trento e in Toscana: il minimo comun denominatore che riunisce questi luoghi di devozione trae origine dai pellegrinaggi dei monaci irlandesi che, dal IX secolo, iniziarono a diffondeere il culto della Santa in tutta Europa, dedicandole luoghi di fede.

La Presentazione di Gesù al Tempio e la Festa della Candelora

La festività della Candelora è il nome popolare con il quale è conosciuta la festività cattolica commemorante la Presentazione di Gesù al Tempio (Vangelo secondo Luca, 2, 22 - 39), sebbene questo nome sia rintracciabile anche il altre lingue: la ragione di questa specifica denominazione sarebbe da rintraciarsi nell'usanza di accendere e benedire delle candele, simbolo del Cristo luciferino poichè venne definito dall'anziano San Simeone "Luce per illuminare le genti" al momento della presentazione dell'infante al Tempio di Re Salomone, così come previsto dalla Legge Giudaica per i primogeniti di sesso maschile: l'episodio tra Gesù, Giuseppe, Maria, Simeone e la profetessa Anna prese il nome di Hypapante, ovverosia "l'incontro". Simeone e Anna erano già molto in là con gli anni (la donna era vedova e ottantaquatrenne), ma riconobbero in Gesù il Messia promesso e tanto atteso: l'uomo ringraziò vivamente Dio lodandone il nome, poichè gli aveva permesso di conoscere il Mashīaḥ prima di morire (17) e profetizzò dunque gli eventi futuri alla famiglia: le sue parole sono ora conosciute come Nunc Dimittis (18) o Cantico di Simeone, nel quale egli annunciò che Gesù sarebbe stato fonte di luce per le tutte le Genti del Mondo e gloria per Israele ma, paradossalmente, anche di forte contraddizione e divisione tra chi avrebbe creduto nella sua venuta e chi invece ne avrebbe rinnegato il nome, aggiungendo che Maria avrebbe grandemente sofferto a cagione di ciò. Simeone e Anna sono considerati, nella tradizione cristiana, gli ultimi profeti e il simbolo vivente dell'incontro promesso tra il Messia e il popolo d'Israele: a seguito di questa narrazione, la famiglia fece rientro a Nazareth, concludendo i racconti dell'infanzia di Gesù contenuti nel Vangelo di Luca. L'episodio è sicuramente frutto di successive e numerose rielaborazioni operate sul nucleo originale dei Vangeli, in quanto contrasta fortemente con episodi successivi della vita del Cristo: Giovanni Battista nutrì forti dubbi sul ruolo messianico di Gesù, il quale proclamò esso stesso la ragione della sua venuta solamente durante la Passione e dunque al termine della sua esistenza terrena; notevole fonte di dubbi è nel raffronto con il Vangelo di Matteo, il quale pone il trasferimento a Nazareth solo successivamente alla Fuga in Egitto. Spiegazioni quali la non volontà di Luca di non fornire precise indicazioni temporali ma solamente di evidenziare la scrupolosità di Maria e Giuseppe nell'osservanza dei costumi religiosi ebraici: per il discepolo, infatti, l'intero episodio possiede una profonda valenza teologica e messianica, dato che per la purificazione della puerpera Maria e l'offerta di riscatto per il neonato non era strettamente necessario recarsi sino a Gerusalemme ma sarebbe bastato porgere visita a un qualunque altro tempio più vicino a loro, in presenza di un qualunque sacerdote (Gesù aveva poco più di mese d'età e sua madre era reduce da poco dal parto, per cui sarebbe stato certamente preferibile uno spostamento più breve e meno dispendioso). L'incontro con Simeone e Anna, invece, serve a compiere quanto annunciato nella profezia di Malachia (V secolo a.C.) secondo la quale "Il Messia sarebbe stato riconosciuto presso il Tempio": il silenzio di Luca circa l'offerta di riscatto viene interpretato come la tangibilità della consacrazione di Gesù corpo e spirito al Dio Padre, cosa che effettivamente fu poichè dove per le altre madri tale sacrificio rappresentava un mera cerimonia, Maria offrì materialmente suo figlio Gesù alla morte. Il parallelismo tra Anna e Giuditta, madre del profeta Samuele, in termini di età, di condizione sociale (ambedue vedove) che di ruolo appare anche'sso quantomeno artificioso; riscontrabile anche una forte similitudine tra il pellegrinaggio e l'offerta del bambino a Dio, a opera dei genitori del già menzionato profeta Samuele (1 Sam 2, 18-21) in quanto anche questo brano vetero -t estamentario termina con il ritorno a casa della famiglia e il commento che il bambino "cresceva davanti (in gloria) a Dio". Secondo quanto creduto dalla Chiesa Cattolica, Maria non avrebbe avuto necessità di alcuna purificazione poichè assolutamente incontaminata ma avrebbe deciso di ossevare il rituale per devozione ai precetti religiosi ebraici e umiltà: il dolore menzionato nel Nunc Dimittis di Simeone avrebbe duplice valenza, dato che simboleggerebbe tanto il dolore provato da Maria durante la Passione del Figlio quanto lo struggimento interiore che l'avrebbe animata, lacerata tra l'obbedienza alle profezie della sua fede e alla volontà del suo Dio da un lato, dal dubbio circa la missione messianica di Gesù dall'altro(19). La Presentazione al Tempio di Gesù era anticamente celebrata il 14 febbraio quindi 40 giorni a seguito dell'Epifania:la testimonianza di ciò ci arriva direttamente dalle pellegrina e scrittrice Egeria (IV – V secolo), nella sua opera denominata Peregrinatium: sembra dunque che la denonimazione di Candelora derivi dalla somiglianza del "Rito del Lucernario" ("Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima", Peregrinatio Aetheriae 24, 4) con le fiaccolate rituali e purificatrici già in uso negli ancestrali Lupercalia romani celebrati a metà febbraio. Le somiglianze, inoltre, erano estrinsecate anche nell'idea di purificazione che tale rito dovesse recare sia in quello ebraico (Levitico 12, 2 – 24) che in quello romano antico, concernente il significato della parola februatio: ci limiteremo a riportare le parole di Ovidio, rimandando all'articolo sulle Origini di San Valentino per una più approfondita analisi al riguardo.

"Gli antenati romani dissero Februe le espiazioni: e ancora molti indizi confermano tal senso della parola. I pontefici chiedono al re e al flamine le lane che nella lingua degli antichi erano dette februe. Gli ingredienti purificatori, il farro tostato e i granelli di sale, che il littore prende nelle case prestabilite, si dicono anch'essi februe. [...] Da ciò il nome del mese, perché i Luperci con strisce di cuoio percorrono tutta la città, e ciò considerano rito di purificazione." (Fasti, 2, 19 – 24, 31 – 32 ss)

Papa Gelasio (492 – 496), durante il suo pontificato, ottenne dal Senato l'autorizzazione ad abolire i "licenziosi e osceni" Lupercalia sostituendoli con la Candelora la quale, nel VI secolo, venne anticipata al 2 febbraio dall'Imperatore Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano (Tauresio, 11 maggio 482 – Costantinopoli, 14 novembre 565) facendo coincidere tale data con i 40 giorni post parto previsti dalla Legge Mosaica circa la presentazione dei neonati al Tempio. Altra tradizione legata ai lumi vuole che il giorno successivo, il 3 febbraio, venga commemorata la memoria del vescovo e santo armeno San Biagio di Sebaste (Sebastea, III secolo – Sebastea, 3 febbraio 316) con una benedizione della gola attraverso l'ausilio di candele benedette il giorno precedente, emulando uno dei miracoli del santo che salvò dal soffocamento un bambino (o un Papa, ma su questa leggenda torneremo più in là) il quale aveva ingerito una lisca di pesce. Molti secoli più tardi, negli anni compresi tra il 1392 e il 1400, due pastori di etnia Guanche trovarono, arenata sulla spiaggia Chimisay dell'isola di Tenerife, una statua lignea della Madonna: all'epoca, prima dell'arrivo degli europei, queste genti protoberbere vivevano ancora a uno stadio di civilizzazione paragonabile all'età della pietra. Si narra che l'effige iniziò a compiere grandiosi miracoli e i Guanche la nominarono così Chaxiraxi, ovverosia "Signora del Mondo": ancor prima della conquista spagnola, avvenutail 25 dicembre del 1495, gli aborigeni onoravano la statua della Vergine durante la festività dei Benesmen, celebrante il raccolto e il loro capodanno, in agosto. A seguito della totale sottomissione dei popoli aborigeni, avvenuta l'anno seguente, la festività iniziò a esser celebrata con carattere prevalentemente mariano: ancora l'anno seguente, precisamente nel 1496, il Conquistador Alonzo Fernàndez de Lugo istituì in loco la prima festa della Candelora facendola coincidere, il 2 febbraio, con la Purificazione di Maria: attualmente nelle isole Canarie è festeggiata anche il 15 agosto, in corrispondenza dell'assunzione in Cielo della Vergine Maria (su questo aspetto peculiare torneremo più in là). E' bene precisare, però, che sino alla riforma liturgica seguente al Concilio Vaticano II, convocato da Papa Giovanni XXIII nel 1959, e nella messa tridentina o rito antico di Pio V risalente al 1570, tale festività era considerata (quasi esclusivamente) come la "Purificazione della Beata Vergine Maria": lo scopo della riforma fu quello di (ri)portare la celebrazione alla sua antica forma, ovverosia la commemorazione della Presentazione, tentando al tempo stesso di focalizzare maggiormente l'attenzione su Gesù piuttosto che sulla sua Immacolata Madre (da sottolineare come tali traslazioni cultuali non siano mai avvenute nel rito greco – ortodosso, il quale ha sempre deputato maggiore importanza all'episodio della Presentazione delle profezie di Simeone e Anna). Anche Papa Paolo VI (21 giugno 1963 – 6 agosto 1978) tornò sull'argomento menzionando una pia vedova romana di nome Vicellia, sembra vissuta a metà del V secolo, colei la quale avrebbe unito al Rito del Lucernario la processione con le candele benedette: "Festum occursus Salvatoris nostri Dei cum candelis" (Rado, II, 1140); tale intervento del Pontefice s'inserì nel quadro delle discussioni tra gli studiosi del settore a riguardo delle due figure di Egeria e Vicellia. Queste apparentemente singolari incertezze dottrinali traggono origine dall'atavico vulnus presente in seno alla chiesa cristiano - cattolica dove per lunghi periodi la devozione mariana divenne così popolare e diffusa che il clero ne fu grandemente preoccupato dato che la fede ancestrale nelle Grandi Dee Madri, e Maria è solo una delle ultime espressioni di queste figure divine, è un retaggio del quale l'umanità in generale difficilmente potrà affrancarsi: con la riforma liturgica si è voluta affermare dunque la centralità del Cristo nella religione omonima, nel suo ruolo di Primogenito, Salvator Mundi e Messia, rendendo de facto la celebrazione cristologica e non più mariana. Tornando all'analisi del rito giudaico della Presentazione al Tempio per i primogeniti maschi, esso era prescritto secondo i canoni della Legge Mosaica (Esodo 13,2. 11 – 16) e simboleggiava l'offerto di ogni nuovo nato a YHWH, il quale doveva essere simbolicamente riscattato tramite l'offerta di un sacrificio rituale; inoltre, e qui torniamo al significato della Purificazione della Beata Vergine, ogni donna era considerata impura a causa del sangue mestruale indipendentemente che il neonato fosse primogenito o meno: tale periodo durava 40 giorni se maschio e 66 se femmina (Levitico 12, 1 – 8). Essendo stati i due passi della Legge combinati in un unica cerimonia, all'epoca di Gesù era previsto che al decorrere del lasso temporale indicato avvenissero sia la Presentazione che la Purificazione e fu ciò che, effettivamente, Maria e Giuseppe praticarono: 40 giorni dopo la nascita del Cristo, fissata (molto posteriormente, durante il Concilio di Nicea del 20 maggio nel 325, sul quale torneremo in seguito nella disamina dedicata alle Origini del Natale) al 25 dicembre. Al giorno d'oggi, per le chiese cristiane di rito cattolico, alla festa della Candelora è tradizionalmente fissato il giorno in cui rimuovere il presepe e gli addobbi natalizi.



"Presentazione di Gesù al Tempio", Giotto di Bondone, 
Cappella degli Scrovegni di Padova, affresco, 1303 - 1305


Fonti Bibliografiche



- Ortensio da Spinetoli, Introduzione ai Vangeli dell'infanzia, Il Pozzo di Giacobbe, 2018, p. 101-106;

- Omelia di Paolo VI per la Festa della Presentazione di Nostro Signore Gesù Cristo al Tempio, Libreria Editrice Vaticana, 2 febbraio 1968;

- Gaio Giulio Cesare, “De bello Gallico”;

- Strabone, “Geōgraphiká”;

- Henri-Charles Puech, Universale Laterza, 1978;

“Storia delle Religioni - Slavi, balti, germani e celti”,

“Il cristianesimo delle origini”

- P.Tacchi Venturi, “Storia delle Religioni” , UTET 1954;

- Miranda G. Green, “Dizionario di Mitologia Celtica”, Rusconi Libri, 1997;

- Publio Ovidio Nasone, Fasti;

- Publio Cornelio Tacito, De Origine et Situ Germanorum;

- Encyclopædia Britannica;

"Brigida d'Irlanda"

"Imbolc"

-Vangelo secondo Luca;

- Navigatio Sancti Brendani;

- The Book of Kells;

- Jonh Sharkey, "I Misteri Celtici. L'Antica Religione", Fabbri Editore, 1982;

- Tradotto e commentato dall'antico irlandese da Christian – J. Guionvarc'h, Táin Bó Cúailnge, Edizioni Mediteranee, 2009;

- Leabhar Gabhála na hÉireann;

- Robert Graves, Raphael Patai, "I Miti Ebraici – Il Libro della Genesi", Longanesi, 1980


Note

1 In questo epiteto è riscontrabile la radice indoeuropea *bhr̥g'hntī indicante l'altezza, non solo di tipo fisico ma anche spirituale, di conseguenza Brigantia significherebbe La Somma o L'Alta. Questa antichissima radice la si può trovare anche nell'etnonimo del popolo britannico dei Briganti e in molte città e/o regioni di origine celtica (Brianza, Briançon, Bragança, Bregenz,). Sono state scoperte sette iscrizioni in totale, che si riferiscono a Brigantia., tutte dislocate presso il territorio britannico, più una moneta iberica rinvenuta nel 1994.

2 Quinto dei sei popoli preistorici che invasero e colonizzarono l'isola d'Irlanda, ultimi prima dell'arrivo degli attuali Gaeli: divennero, con elevata probabilità e a seguito di un accurato processo di evemerizzazione, le divinità venerate da quest'ultimi, ritenute abitanti degli incantati tumuli funerari che costellano il verde panorama irlandese: il significato del loro etnonimo è oggetto di discussione, non essendo facilmente interpretabile o traducibile, sebbene la lettura più popolare è diffusa sarebbe "Le Tribù della Dea Danu". Ulteriori analisi filoglottologiche non saranno oggetto di analisi in questo libro, necessitando di approfondimenti ben più consistenti.

3 Raccolte e collezioni di storie in prosa, poesie e mitologia in medio irlandese, oggi perduta, il cui nucleo interno rcchiude influenze letterarie che vanno dal IX al XII secolo: al suo interno sono narrate la mitologia, la storia dei popoli d'Irlanda dalla Creazione del Mondo sino al Medioevo, potendo esser considerato una sorta di versione gaelica del Vecchio Testamento israelita.. Il suo autore è un anonimo dell'XI secolo.

4 Nel Meath “spillò birra da un solo barile per diciotto chiese, in quantità tale che bastò dal Giovedì Santo alla fine del tempo pasquale”, come ricordato nel Breviario di Aberdeen l'episodio ricorda fortemente quello che vide protagonista Gesù alle Nozze di Cana in Galilea. La “preghiera di Brigida” recita:

“Vorrei un lago di birra per il Re dei Re. Vorrei che la famiglia celeste fosse qui a berne per l'eternità […]. Vorrei che ci fosse allegria nel berne. Vorrei anche Gesù qui.”


5 Oggigiorno un sito archeologico pullulante di rovine di notevole interesse storico e religioso: oltre la tomba del Re d'Irlanda Edward Bruce, sconfitto e ucciso nella battaglia di Faughart del 1318, vi sono un forte risalente all'età del ferro, una motta castrale normanna, una chiesa medievale oltre che la pietra, il pozzo, il pilastro e il santuario di Brigit. Divenne dunque un importante luogo del primo cristianesimo a nord di Dundalk, nella contea di Louth e odiernamente è un luogo popolare per i moderni pellegrinaggi: una delle reliquie della santa è custodita in una chiesa della vicina Kilcurry. Precedentemente noto come Ard Aignech, divenne Fochaird (etimologicamente derivato dall'antico irlandese "fò cerd", significante "impresa gloriosa / grande impresa"), in memoria dell'epica battaglia sostenuta dal pressochè invincibile eroe gaelico Cú Chulainn, figlio del Dio Lug: assalito da ben 14 tra i più valenti guerrieri al servizio della potente e battagliera Regina del Connacht, Medb, egli fu in grado di schivare ogni lancia scagliata contro di lui per poi uccidere i combattenti avversari uno a uno, così come narrato nel Táin Bó Cúailnge.

6 Come molti santi e beati irlandesi del primo periodo cristiano, la sua vita e le sue origini sono perlopiù sconosciute o semileggendarie: la tradizione vuole che egli fosse figlio di Conis e Darerca, sorella di Maewyn Succat – San Patrizio, la quale accompagnò il fratello durante la sua opera di evangelizzazione: ciò farebbe di Maelis il nipote del patrono d'Irlanda; di lui si racconta che fosse estremamente di buon cuore e volentieri donava ai bisognosi, tenendo per sè solo lo stretto indispensabile. Maelis viveva con sua zia Lupait e a causa di ciò si sparse una diceria secondo la quale tra i due sarebbe sussistito un incestuoso rapporto carnale: la calunnia giunse alle orecchio dello stesso Patrizio che, allarmato, decise di approfondire la questione. Maelis e sua zia erano però ferventemente devoti al Cristo ed antrambi pregarono con ardore affinchè potessero ricevere un miracolo che testimoniasse la loro innocenza. La leggenda racconta che Patrizio andò a parlare con loro a riguardo della scabrosa vicenda e, in quel mentre, Maelis stava arando: dal terreno saltò fuori un guizzante pesce vivo, mentre Lupait a riprova della sua buona fede trasportò del carbone rovente senza che lei nè i suoi vestiti subirono scottature. Patrizio,soddisfatto, non dubitò oltremodo di suo nipote e li dichiarò innocenti.

7 Leggenda vuole che, a seguito dell'elezione a Badessa di Brigida, l'anziano vescovo Mel, durante la benedizione, erroneamente lesse il rito di ordinazione a vescovo: come ogni sacramento ebbe potere immediato e assoluto e non potè essere annullato, tanto che Brigida e tutte le badesse che le successero a Kildare hanno avuto un'autorità amministrativa pari a quella di un vescovo fino al Sinodo di Kells del 1152.

8 Il Martirologio di O' Gorman risale al XII e fu opera di Maire Ua Gormàin – Màel, abate del Monastero di Knock

9 Il Libro di Kells, nei Paesi anglofoni come The Book of Kells, conosciuto anche come il Grande Evangeliario di San Columba, è un superbo manoscritto miniato realizzato da monaci irlandesi attorno alla metà del IX secolo rappresentando una sublime testimonianza dell'arte cristiana insulare, ricca di simbolismi zoomorfici, naturali e astratti ancora fortemente legati al passato pagano di quelle terre. Per la raffinatissima tecnica d'esecuzione e di realizzazione, il Libro di Kells è considerato oggigiorno una delle opere artistiche più importanti e influenti della sua epoca.

10 Le Croci di Santa Brigida sono tutt'oggi realizzate in tutta l'Irlanda e, alla vigilia della sua festa cadente il 1° febbraio, vengono apposte negli edifici, come beneagurante simbolo di fede per tutti coloro che entrano ed escono dalle case: una volta sistemata la nuova si procede con il bruciare la vecchia, credendo che possa fungere da talismano apotropaico contro malattie e dagli incendi. La croce di Brigida è in realtà un antico simbolo pagano indoeuropeo nel quale non è assolutamente difficile individuare similitudini con la primeva, e originaria, valenza della svastica: ruota solare, indicante movimento, precessionalità del ciclo stagionale con le sue quattro fasi e i quattro aspetti della Dea Brigid quale Madre, Vergine, Saggia Anziana e Strega.

11 A riguardo di ciò, Girardus Cambrensis scrisse: «Sebbene ai tempi di Brigida vi fossero li venti serve di Dio, dalla sua morte in poi ve ne furono sempre solo diciannove, essendo Brigida stessa la ventesima. Ciascuna ha il proprio turno, ogni notte, nel controllare il fuoco. Quando giunge la ventesima notte, la diciannovesima suora mette il ceppo vicino al fuoco e dice: "Brigida, controlla il fuoco. Questa è la tua notte". In questo modo il fuoco viene lasciato li, e il mattino successivo il legno è arso come al solito e il fuoco è ancora acceso»


12 Il ciclo metonico, detto anche Ciclo di Metone, dal nome dell'astronomo, geometra e matematico greco Metone di Atene che per primo lo teorizzò (Μέτων ὁ Ἀθηναῖος, V secolo a.C.), è un ciclo di 19 anni basato sull'osservazione che 19 anni solari corrispondono quasi esattamente a 235 mesi lunari e 6940 giorni. Su di esso sono basati i calendari lunisolari di tipo aritmetico, ovverosia quei sistemi di computazione temporale sincronici sia con il corso solare che lunare tramite approssimazioni aritmetiche calcolate sul moto reale dei due corpi celesti: il calendario ebraico e quello ecclesiastico, il cui utilizzo più famoso è quello per il computo della Pasqua, sono così modulati.

13 Così come approfondito in "Cossinia, il Culto di Vesta e il Capodanno Romano", in Annales di ArcheoTibur Volume I, pgg 33 - 47;

14 Così come analizzato in "Cossinia, il Culto di Vesta e il Capodanno Romano", in Annales di ArcheoTibur Volume I, pgg 33 - 47;

15 Gli Uomini di Vimini consistevano in grandi fantocci costituiti di vimini intrecciati al cui interno erano imprigionate vittime sacrificali, ai quali era successivamente dato fuoco nel climax del rituale: ne fa menzione Giulio Cesare nel De Bello Gallico, riprendendo un passaggio di Posidonio di Apamea (Apamea, 135 a.C. - Rodi, 50 a.C) contenuto nella perduta opera Storie dopo Polibio. Mentre altri scrittori romani dell'epoca, come Cicerone, Svetonio, Lucano, Tacito e Plinio il Vecchio, descrissero il sacrificio umano tra i Celti, solo Cesare e il geografo Strabone menzionarono l'uomo di vimini come uno dei tanti modi in cui i Druidi di Gallia erano soliti compiere sacrifici . Cesare riferisce che alcuni dei Galli costruirono le effigi con dei bastoni e vi misero dentro degli uomini vivi, quindi gli dettero fuoco tale da rendere omaggio agli Dei. Cesare scrive che sebbene i Druidi usassero a tale scopo generalmente coloro che erano stati condannati a morte a cagione di gravi crimini contro la società, non era desueto che sacrificassero anche schiavi o prigionieri di guerra di ambo i sessi, quando scarseggiavano i criminali, poichè erano ritenuti assai graditi agli Dei. A tale riguardo un commentario medievale, il Commenta Bernensia del X secolo, afferma che uomini erano bruciati in un manichino di legno in sacrificio a Taranis, Dio della Folgore e del Tuono.

16 Gli immrama ponevano al centro della narrazione le avventure per mare, e la meta possedeva una valenza piuttosto relativa. Gli echtrai, al contrario, erano incentrati sulla visita nell’Aldilà.

17 A Simeone era stato predetto che non sarebbe morto prima d'incontrare e conoscere il Messia

18 Il nome deriva delle prime parole nella traduzione latina Nunc dimittis servum tuum, Domine. Il cantico, in originale, è scritto in greco, al pari di tutto il Vangelo di Luca:

Νῦν ἀπολύεις τὸν δοῦλόν σου, δέσποτα, κατὰ τὸ ῥῆμά σου ἐν εἰρήνῃ, ὅτι εἶδον οἱ ὀφθαλμοί μου τὸ σωτήριόν σου, ὃ ἡτοίμασας κατὰ πρόσωπον πάντων τῶν λαῶν, φῶς εἰς ἀποκάλυψιν ἐθνῶν καὶ δόξαν λαοῦ σου Ἰσραήλ

il quale tradotto risulta

Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo, Israele

19 Disse Simeone Maria: "Ecco Egli è posto a rovina e resurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; ed anche a te una spada trapasserà l'anima"