A cura del dott. Stefano Del
Priore.
La statua di Polifemo rinvenuta in località Colle
Cesarano.
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Nel 1989, nel corso di scavi nei pressi della
località Colle Cesarano per i lavori pertinenti alla bretella Fiano-San
Cesareo, emersero dei singolari resti di una statua ritraente Polifemo,
il leggendario Ciclope accecato da Odisseo-Ulisse. Assieme alla
scultura furono ritrovati complessi sistemi idraulici, tubazioni, cisterne
cunicoli, vasche e pozzi: il tutto lasciò presupporre l'esistenza di una vasta
residenza di campagna, una villa extraurbana, facilmente raggiungibile
dall'Urbe in una o due notti e destinata al pernottamento, all'otium
e dotata, come vedremo in seguito, di un ninfeo-grotta atto a inscenare
particolari "narrazioni" aventi come tema il Mito di Ulisse.
Il gruppo Scultoreo
La statua, pervenutaci incompleta, era probabilmente
parte di un gruppo fittile ritraente Odisseo e i suoi compagni intenti
nel porgere la coppa di vino al ciclope Polifemo, momento cruciale della
narrazione mitica concernente il famoso episodio dell'accecamento. Risalente
alla prima metà del I secolo a.C, è custodita attualmente nei magazzini
della Soprintendenza di Roma. Un esemplare analogo fu rinvenuto, nel 1957,
presso la villa dell'imperatore Tiberio a Sperlonga: l'antro
principale era preceduto da una grande peschiera ricolma d'acqua marina
sul cui centro svettava una sorta di isolotto artificiale dove era posizionata
la coenatio, la sala dove avevano luogo i banchetti durante la stagione
estiva, tale da poter beneficiare della frescura. Questa sala era in
comunicazione con una vasta piscina circolariforme, avente un diametro
di 12 metri, nella quale era posto il Gruppo scultoreo di Scilla:
alle sue spalle, vi era a sinistra un ambiente minore modellato a ferro di
cavallo delimitato da un triclinium e, a destra, un ninfeo impreziosito
da giochi d'acqua e cascatelle a velo, entro il quale trovava posto presso una
nicchia il colossale Gruppo dell'accecamento di Polifemo.
Nella
celeberrima grotta, non solamente ambiente privilegiato per degustare banchetti
rinfrancati dalla gradevole temperatura e dalla presenza dell'acqua, erano
presenti in totale quattro gruppi scultorei (*2) dei quali due
mastodontici, più una scultura di Ganimede rapito dall'aquila di Zeus
posta all'ingresso della grotta, aventi come tema le narrazioni omeriche e il
cui attore principale, l'indiscusso protagonista, era lo scaltro figlio di Laerte,
Odisseo Signore di Itaca: l'opera in questione, composta di marmo
e opera degli scultori Agesandro, Atenodoro e Polidoro,
risale al I secolo dell'era cristiana ed è considerata la copia di un
originale greco di età ellenistica, così come tutti gli esemplari scoperti
fin'ora. Focalizzandosi sul ritrovamento locale della statua di Polifemo,
essa ritrae dunque il momento di ubriachezza che precede l'accecamento del
Ciclope, stratagemma che permetterà in seguito la fuga di Odisseo e dei
suoi compagni. L'episodio del Ciclope compare nei ninfei di ville destinate
all'otium già in età tardorepubblicana,
delle quali costituisce testimonianza il nostro Polifemo tiburtino così
come quello di Tortoreto, seppur in materiali assai più modesti,
ovviamente, se paragonati alla qualità del gruppo scultoreo della Villa di
Tiberio. Altri importanti ritrovamenti, aventi il medesimo tema mitico,
furono effettuati presso nei ninfei-grotta della residenza imperiale
dell'Imperatore Claudio a Punta Epitaffio in Baia, nella Domus
Aurea di Nerone, nel Ninfeo Bergantino della Villa di Domiziano
a Castel Gandolfo e, tornando a noi, nella Villa dell'Imperatore Adriano:
furono rinvenute, in frammenti, delle statue marmoree in marmo bianco, del tipo
pavonazzetto, ritraenti il suddetto gruppo omerico del Laertiade divino(*1)
e dell'imponente mostro Scilla, bellissima ninfa trasformata da Glauco,
figlio di Poseidone, in un terrificante mostro marino e dimorante in una
grotta nei pressi dello Stretto di Messina in compagnia di un'altra
spaventosa creatura di nome Cariddi: ogni imbarcazione che avesse osato
transitare presso il loro territorio sarebbe stata distrutta e ingoiata nelle
profondità del mare, preda di terribili gorghi e marosi.
Tali rappresentazioni statuarie erano site nel
cosiddetto complesso del Canopo, ove Scilla emergeva quasi
al centro del bacino d'acqua e poggiante
su una base marmorea emisferica, attualmente visibile al interno dell'Antiquarium
della Villa Adriana, contrapposta simmetricamente al gruppo di Ulisse
che acceca Polifemo, probabilmente una copia delle statue tiberiane di Sperlonga.
Ipotesi ricostruttiva del gruppo scultoreo del "Ciclope di Colle Cesarano. |
La ricostruzione
La ricostruzione del gruppo scultoreo è stata
possibile seguendo i rilievi di un sarcofago romano avente il medesimo tema,
rinvenuto a Catania e custodito presso il Museo Civico di Castello
Ursino, datato al II secolo dell'era cristiana.
Il titanico corpo del Ciclope è adagiato su di uno sperone
roccioso e, ai suoi piedi, si trovano i compagni di Ulisse intenti a sollevare
il palo con cui sarà accecato; l'eroe omerico è avanzato rispetto alle altre
due figure, poste alla base, nell'atto di spingerne la punta contro l'occhio
del Ciclope e indossa il pileus, il classico berretto conico
simboleggiante la libertà . Un terzo compagno, ottimamente conservato e
sorreggente l'otre di vino, assiste alla scena con vibrante tensione,
sollevando un braccio a testimonianza del terrore provato in quel momento così
drammatico. Il gruppo scultoreo nelle sue numerose testimonianze, la cui
origine è ancora dibattuta a distanza di moltissimi anni, viene generalmente
ritenuto la copia di un originale greco di epoca ellenistica.
Il gruppo scultoreo di Ulisse e dell'accecamento di Polifemo, rinvenuto presso la villa dell'Imperatore Tiberio a Sperlonga-Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga. |
Approfondimenti
(*1) Anche
così era denominato Odisseo poiché era figlio del prode Laerte
(*2) Il Gruppo
Scultoreo di Scilla e il Gruppo Scultoreo dell'accecamento di Polifemo,
ambedue colossali, e i più piccoli Gruppo Scultoreo del rapimento del
Palladio e il Gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille
Fonti
Bibliografiche
-Ranuccio
Bianchi Bandinelli-Enrico Paribeni, “L'arte
dell'antichità classica. Grecia”, Torino, UTET Libreria, 1986;
-Nicoletta Casssieri, “Grotta di Tiberio e
Museo Archeologico Nazionale, Sperlonga”, Ist. Poligrafico dello Stato,
2000;
-John G. Pedle, “Arte e Archeologia Greca”, Ist. Poligrafico dello Stato, traduzione a
cura di A.Fedegari, 2005;
-Gisela
Marie Augusta Richter, "L'arte greca", traduzione a
cura di di Mila Leva Pistoi, Torino, Einaudi, 1969;
-Antonio
Giuliano, "Storia dell'Arte Greca", Carrocci Editore,
2008;
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