Il c.d. Tempio della Tosse è una struttura architettonicamente semplice, ma ingegneristicamente molto avanzata. Come nel caso del Pantheon (27 a.C. -110 d.C. / 125 d.C-128 d.C.) si compone di una cupola con oculus, in opus caementicium armato da barre in ferro radiali e da un tamburo (parete portante della struttura di copertura) composto da un sistema di archi di scarico che permettono di generare un momento d’inerzia sufficiente ad assorbire la spinta della copertura semisferica. La pianta del monumento tiburtino si sviluppa su di una matrice circolare, scavata all’interno da esedre e nicchie radiali, a motivi geometrici rettangolari e semicircolari. Tale impostazione di progetto la si riscontra anche in altri edifici contemporanei e non, a dimostrazione dell’ottimo modo con cui gli Ingegneri e gli architetti romani riuscivano a fondere al meglio efficienza strutturale, riscontro estetico e funzionale. Difatti tali esedre e nicchie avevano più funzioni, ovvero aiutavano la distribuzione delle spinte degli archi (nel campo statico), generavano una spazialità articolata sia in pianta che in alzato (in campo architettonico) ed erano luoghi in cui potevano essere riposte statue varie o giochi d’acqua a seconda della funzione dell’edificio (in campo funzionale). Parlando del Pantheon di sicuro la prima caratteristica in comune che salta all’occhio, anche dei non esperti, è la cupola gradonata. Ma non bisogna soffermarci soltanto a ciò che si vede, difatti la pianta, per quanto più articolata quella dello splendido edificio di Agrippa prima e ristrutturato da Adriano poi, è decisamente simile. Esedre e nicchie si aprono su tutto il tamburo con una radialità di 45° sia nel Tempio di tutti gli Dei romani che nell’edificio tiburtino. Se si analizzano altre strutture contemporanee al c.d. Tempio della Tosse, si nota come tale gusto di progettazione nata (forse) nel Pantheon stesso, prese poi piede dal III–IV sec. come una moda architettonica ben instaurata. Il c.d. Tempio della Tosse di Tivoli, invece, ha un livello di conservazione pressocché perfetto, ciò grazie anche al riuso successivo a luogo di culto cristiano. Studiando tali monumenti, salta subito all’occhio quanto le piante siano praticamente identiche (con eccezioni architettoniche soggettive di edificio in edificio) e tali analogie così tanto forti ribadiscono quanto la rivoluzione planimetrica del Pantheon, sia stata accolta dai progettisti del III–IV sec. d. C. Dal punto di vista architettonico la struttura tiburtina si presenta come cilindrica, in Opus Vittatum composto da liste di tufetti e Latericium con cupola a calotta emisferica avente un diametro di circa m. 12,75, corredato da oculus o posto nel punto apicale della medesima, sulla falsariga della ben più famosa cupola del Pantheon capitolino. La presenza di questo singolare elemento architettonico, ovverosia un punto d'accesso per la luce posizionato esattamente nel punto più elevato e centrale dell'intero edificio, apre una serie di ragionamenti circa l'originaria destinazione d'uso: è altamente probabile che il fascio di luce dovesse filtrare con precisione solo in un dato momento, quasi fosse una celebrazione di un qualche evento particolare di tipo civile o religioso. Per tale ragione, per quanto non del tutto escludibile, riteniamo come la meno probabile l'ipotesi che vede il c.d. Tempio della Tosse quale un atrium o un vestibulum di una grandiosa villa mai realizzata o completata, propendendo invece per una classificazione quale edificio cultuale, religioso o funerario; anche l'ipotesi di un ninfeo, data l'assenza di condutture idrauliche o altri elementi idrici, sembra davvero poco plausibile, perlomeno allo stato attuale delle prove archeologiche. Tornando alla disamina architettonica il corpo della struttura si compone di due ordini sovrapposti con l'inferiore di m. 5,43 posto tra due muri ben più antichi in Opus Reticolatum, fungenti da basamento e risalenti al I secolo a.C. individuabili come resti di una villa d'Otium, avente due aperture affacciantesi l'una sull'antica via Tiburtina Valeria e l'altra sul lato opposto, mentre il superiore è corredato da 7 nicchie (il numero 7 possiede una valenza estremamente importante per i culti propri della Divinità il cui dominio era rappresentato dalla Luce e dalla Conoscenza intesa anche come Illuminazione Interiore, quali Febo Apollo o Benelenus sul quale torneremo più avanti), di cui 3 rettangolari e 4 semicircolari, al cui interno si aprono delle finestre aventi la funzione di lucernario: le sopracitate nicchie posseggono dimensioni notevoli, misurando ben m. 4,24 in altezza e poco meno di 3 in larghezza; internamente troviamo ulteriori nicchie rettangolari e quadrate di dimensioni ancor maggiori. Sembra piuttosto palese che l'intero edificio fosse stato pensato e concepito affinché la luce giocasse un ruolo piuttosto importante e denso di significato e ciò è ipotizzabile sia considerando numero specifico di aperture che la loro dimensione. In antichità dovette essere rivestito di marmo o travertino, data la presenza di fori atti al fissaggio delle lastre, forse anche sormontato da una cornice odiernamente perduta mentre le mensole di sostegno della stessa si sono conservate. Altra supposizione, concernente i resti dell'Opus Quadratum posta tra l'intercapedine della struttura, è che dovesse originariamente contare quattro lati (oggi ne sono visibili solo due, con andamento ad angolo retto) delimitanti una sorta di area sacra, quindi aventi funzione di recinto: sul lato est vennero individuate tracce della spalle di una porta, forse l'accesso alla zona sacra di cui sopra. La pavimentazione era in mosaico, come testimoniato dagli sparuti resti rinvenuti in situ.
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Modellazione 3D, ipotesi ricostruttiva del cosiddetto Tempio della Tosse
a cura dell'ing. Christian Doddi ArcheoTibur2020©, Tutti i Diritti Riservati.
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Modellazione 3D, ipotesi ricostruttiva del cosiddetto Tempio della Tosse di Tivoli, a cura dell'ing. Christian Doddi, ArcheoTibur 2020©, Tutti i Diritti Riservati. |
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Modellazione 3D, ipotesi ricostruttiva del cosiddetto Tempio della Tosse di Tivoli, vista interna, a cura dell'ing. Christian Doddi - ArcheoTibur2020©, Tutti i Diritti Riservati.
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