Benvenuti nel sito ufficiale dell'A.P.S. ArcheoTibur di Tivoli (RM).NUOVO ANNALES VOL. III ANNO IV DISPONIBILE

Clades Variana

A cura di dott. Stefano Del Priore, Christian Doddi.


ANTE DIEM TERTIVM IDVS SEPTEMBRIS

Il giorno 11 settembre dell'anno 9 d.C. l'Impero Romano conobbe una delle sconfitte più atroci e indelebili della sua storia: nella foresta di Teutoburgo, sotto il comando di Publio Quintilio Varo, dall'8 all'11 settembre vennero annientate tre intere legioni (la XVII, la XVIII e la XIX) più 6 coorti di fanteria e 3 ali di cavalleria ausiliaria, per un totale di ben 15mila trucidati.

Publio Quintilio Varo ricopriva il ruolo di governatore della Provincia di Siria e di certo non era famoso per le sue abilità belliche, quanto piuttosto un uomo di stato, e perciò l'Imperatore Augusto gli affidò la missione di "romanizzare" le genti germaniche, poco inclini e tolleranti ai modi rudi e autoritari dei Figli di Romolo. Il burocrate Varo non prestò attenzione ai presagi infausti né al crescente rancore che i Germani andavano provando per i romani: essi erano dunque in attesa dell'occasione propizia per spazzare via gli invasori dalle loro terre, occasione che si presentò quando Varo, tra l'altro probabile proprietario della maestosa e omonima villa tiburtina(*1), agli inizi di settembre dell'anno 9 d.C., si inoltrò nelle terre del Dio Wotan, in direzione nord-ovest, affidandosi alle indicazioni dei locali poiché quelle lande gli erano sconosciute.

Varo fu doppiamente incauto poiché Irmin (latinizzato in Arminio), principe della tribù dei Cherusci in possesso della cittadinanza romana e militante tra gli ausiliari, avendo combattuto per Roma sotto Tiberio e poi in Pannonia al tempo delle rivolte dalmato-pannoniche, stava effettivamente progettando un'imboscata fatale ai danni dell'esercito imperiale. I Germani potevano contate su circa 25mila uomini, composti dalle tribù dei Cherusci, Bructeri, Sigambri, Marsi, Catti, Angrivari, Carnavi e Usipeti; l'epilogo è ben noto: furono annientate tre legioni, 6 coorti di fanteria e 3 ali di cavalleria ausiliaria, intrappolate tra il fitto bosco di Teutobugo (nei pressi dell'attuale collina di Kalkriese, a circa 20 km in direzione N/E da Osnabrück ), i terrapieni costruiti dalle genti del Nord, un terreno acquitrinoso e i pendii scoscesi e fronzuti della collina, grazie all'infingardo stratagemma elaborato da Irmin il quale aveva attirato le forze romane in terreni ostili tramite false informazioni, cogliendo i legionari alla sprovvista, indifesi, logorati nella mente e nel corpo. La conformazione del terreno, la scarsa conoscenza dello stesso da parte di Varo, l'inferiorità numerica, l'effetto sorpresa e la paura fecero si che Roma conobbe una terrificante disfatta, forse la più vergognosa della sua millenaria storia. Varo e gli altri ufficiali scelsero il suicidio piuttosto che cadere nelle mani dei crudeli Germani, scelta condivisa da altri soldati catturati: non tutti, però, furono così fortunati. Molti tra i superstiti furono trucidati e sacrificati alle oscure divinità del Nord Europa, impiccate, arse vive, smembrate o inchiodate agli ancestrali alberi della selva di Teutoburgo. I Signa Legionum, le sacre aquile simbolo delle legioni di Roma, furono strappate via ai Signifer e dileggiate, le quali furono recuperate negli anni a venire grazie alle gesta di Germanico prima e dell'Imperatore Claudio poi, i quali inflissero durissime sconfitte ai popoli del Nord. Quando, 6 anni dopo, Germanico si fece guidare sul campo di battaglia dai pochissimi superstiti, si trovò di fronte uno spettacolo davvero agghiacciante: innumerevoli ossa erano sparse ovunque, tanto di uomini quanto di animali, sugli alberi erano conficcati teschi umani e nei sacri boschi attorno ancora svettavano i macabri altari ove i tribuni e i centurioni erano stati sacrificati.

Approfondimenti:

(*1)-https://www.archeotibur.org/p/la-villa-di-quintilio-varo.ht…

Fonti Bibliografiche:

-Valleio Patercolo, Historiae Romanae;

-Tacito, Annales;

-Svetonio, De Vita Caesarum Libri II, VIII;

-Dione Cassio, Storia Romana;

-Strabone, Geografia, Libro VII;

-Peter Wells, La battaglia che fermò l'impero romano. La disfatta di Q. Varo nella Selva di Teutoburgo;

-Elena Percivaldi, Arminio, alle radici di un mito controverso;

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