A cura del dott. Stefano Del Priore.
I Consualia erano
una celebrazione dell'antico calendario romano nella quale venivano benedette
le provviste cerealicole sotto forma di approvvigionamenti di grano come buono
auspicio per la stagione fredda, che sarebbe subentrata dopo poco ed erano
talmente importanti che rappresentavano una delle tre occasioni (Consualia il
21 agosto, Robigalia il 25 aprile e Laurentalia il 23 dicembre)
nella quali il Flamen Quirinalis, sacerdote rappresentante il Dio Quirinus
ovverosia l'ecista Romolo divinizzato, interveniva durante le sacre liturgie;
tale figura si occupava del culto di molteplici divinità, tra cui possiamo
annoverare le più arcaiche appartenenti alla sfera religiosa romana. La
tradizione (Tito Livio, Ab Urbe Condita, Volumen I) narra
che i Consualia furono istituiti per volontà del fondatore Romolo,
poco prima di mettere in atto il celeberrimo Ratto delle Sabine:
sacrificò a Neptunus Equestris (ipostasi con la quale di identificò
successivamente il Dio Conso) organizzando contestualmente dei
grandi giochi equestri, ai quali vennero ad assistere molti genti vicine come i
Ceninesi, i Crustumnini gli Antemnati e gli ignari Sabini.
Il calendario conteneva due feste
dedicate al Dio Conso, divinità soprintendente ai grani immagazzinati,
dal latino condere: ambedue, cadenti il 21 agosto e il 15 dicembre,
erano seguite dopo un uguale intervallo (25 agosto e 19 dicembre) parimenti da
due feste in onore della Dea Ops, la personificazione divina
dell'abbondanza e di per certo, innanzitutto, dell'abbondanza agricola. Tale
disposizione non è assolutamente casuale e testimonia un intimo rapporto tra le
due divinità, confermato inoltre dall'epiteto della Dea nel culto agostino,
ovverosia Consiua.
Come di regola, purtroppo, le informazioni in nostro
possesso sulla specificità dei riti sono piuttosto scarne, seppur sufficienti a
ipotizzare che il Pontifex Maximus assieme alle Vergini Vestali
officiassero sacre funzioni durante gli Opeconsiua del 25 agosto:
l'unico testo che giunge in nostro soccorso, in tale senso, è il De Lingua
Latina (6, 21) di M.
Terentius Varro nel quale viene menzionata Ops Consiua, narrando che
la Dea possedeva nella Regia del Foro una cappella votiva talmente sacra
che l'accesso era limitato al solo alle Vestali e al Pontefice Massimo,
designandolo come di consueto con il termine Sacerdos Publicus. Tornando
ai Consualia del 21 agosto, il De Spectaculis (5) di Q.
Septimius Tertullianus, unico nel suo genere ma incredibilmente chiaro,
racconta di come, in quel particolare giorno, il Flamen Quirinalis e le
Sacerdotesse di Vesta sacrificassero sull'altare ipogeo di Conso ubicato
presso il Circo. La testimonianza che le Vergini Vestali partecipassero ad
ambedue i riti, ben differenziati tra loro, prova inequivocabilmente di come le
due divinità dovessero essere strettamente legate tra loro e reciprocamente
solidali nell'espletamento delle pratiche rituali. Le caratteristiche
intrinseche di queste festività, dagli aspetti profondamente arcaici, tendono a
lasciar supporre che fossero squisitamente autoctone e dunque ben precedenti al
fenomeno di sincretismo ellenico, avvenuto successivamente: la biunivoca
connessione di Conso con il suo animale totemico, il cavallo, è
esemplificata nei giorni festivi a lui dedicati poiché gli equini da tiro,
comprendenti anche asini e muli, erano agghindati di fiori ed esentati dal
pesante lavoro quotidiano nei campi; in questa tradizione viene sicuramente
riconosciuta una forte somiglianza con gli Hippocrateia originari dell'Arcadia,
in Ellade.
Il Dio Conso era sovente
identificato con Neptunus Equestris, protettore degli equini, in memoria della
contesa per il possesso dell'Attica. Poseidone offrì un bianco cavallo (o
dell'acqua salata sgorgante da una roccia), mentre Athena la pianta dell'ulivo:
gli ateniesi, assieme al loro Re Cecrope, decretarono la vittoria perla figlia
di Zeus.
Il greco Ποσειδῶν-Poseidon era parimenti conosciuto come Eννοσίγαιος, ovverosia "Lo ScuotiTerra", il che lascia chiaramente intendere la sua ancestrale natura di Divinità terrestre legata ai cavalli e ai terremoti. Il binomio tra Poseidone/Nettuno e i cavalli non terminò con lo "spostamento" del Dio tra i flutti degli abissi: quando le onde sono forti e impetuose, non le chiamiamo ancora oggi "cavalloni"?
Il greco Ποσειδῶν-Poseidon era parimenti conosciuto come Eννοσίγαιος, ovverosia "Lo ScuotiTerra", il che lascia chiaramente intendere la sua ancestrale natura di Divinità terrestre legata ai cavalli e ai terremoti. Il binomio tra Poseidone/Nettuno e i cavalli non terminò con lo "spostamento" del Dio tra i flutti degli abissi: quando le onde sono forti e impetuose, non le chiamiamo ancora oggi "cavalloni"?
La Dea Ops,
nella sua incarnazione della ricchezza agricola e della fertilità delle messi
costituiva, assieme a Giove e Marte, una variante della Triade Capitolina
canonica. Conso, invece, originariamente divinità la cui sfera
d'influenza proteggeva il raccolto conservato presso sili sotterranei, era
altamente onorato presso un altare che si trovava nella Valle del Circo,
ai piedi del colle Palatino; ivi era circondato dai simulacri di molte
divinità, esprimenti ognuna una differente fase della vita agricola e del ciclo
naturale della precessione stagionale, come Seia, Segetia e Tutilina,
quest'ultima esercitante una funzione quasi speculare a quella di Conso:
a tal proposito, Sant'Agostino scrisse che, nel suo De Civitate Dei contra
Paganos (4,8) ella vegliava frumentis collectis atque
reconditis, ut tute seruarentur. Il suo nome, secondo Plinio (Naturalis
Historia, 18,8) era talmente sacro che non si poteva trascrivere
tantomeno pronunciare.
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Poseidone
sul suo carro marino trainato da Ippocampi. Mosaico, III sec. d.C., dalla villa dell'Uadi Blibane, Sousse, Tunisia, Museo archeologico. |
Fonti Bibliografiche
-Tito
Livio, Ab Urbe Condita, Volumen I;
-Marco
Terenzio Varrone, De Lingua Latina (6,
21);
-Q.
Septimius Tertullianus, De Spectaculis
(5);
Sant'Agostino, De Civitate Dei contra Paganos (4,8);
-Plinio il Vecchio,
(Naturalis Historia, 18,8);
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