"Animula
vagula blandula
Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca
Pallidula rigida nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos…"
Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca
Pallidula rigida nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos…"
Ante
Diem Sextum Idus Iulias
10
luglio del 138 d.C.
A seguito di una lunga malattia alle vie respiratorie,
presso la sua residenza di Baiae dove si era trasferito affinchè la salubre
brezza marina recasse conforto ai suoi malandati polmoni, spira l'Imperatore
Publio Aelio Adriano, all'età di 62 anni, dopo circa 21 anni di regno (11
agosto 117 - 10 luglio 138 d.C.).
Scrisse di lui Elio Sparziano, suo biografo tardo-antico,
nell’Historia Augusta:
“Nella poesia e nelle lettere Adriano era profondamente
interessato. In aritmetica, geometria e pittura era molto esperto. Della sua
conoscenza del modo di suonare il flauto e cantare, si vantava persino in
pubblico. Corse all'eccesso nella gratificazione dei suoi desideri e scrisse
molti versi sugli argomenti che suscitavano la sua passione. Compose anche
poesie d'amore. Era anche un intenditore di armi, possedeva una conoscenza
approfondita dell’arte della guerra e sapeva come maneggiare le armi dei
gladiatori. Era, nella stessa persona, austero e geniale, dignitoso e giocoso,
temporeggiatore e rapido nell'agire, astuto e generoso, ingannevole e schietto,
crudele e misericordioso, e sempre in ogni caso mutevole.”
Cassio Dione Cocceiano, invece, riporta in un brano dell'
"Historia Romana":
"Dopo la morte di Adriano gli fu eretto un enorme
monumento equestre che lo rappresentava su di una quadriga. Era così grande che
un uomo di alta statura avrebbe potuto camminare in un occhio dei cavalli, ma,
a causa dell'altezza esagerata del basamento, i passanti avevano l'impressione
che i cavalli ed Adriano fossero molto piccoli."
Il monumento, in realtà, venne iniziato da Adriano nel 135
circa e terminato dal suo successore adottato ufficialmente, secondo il costume
romano, prima di morire, ovverosia Antonino Pio: la struttura, tra le più note
di Roma, è oggi denonimata Castel Sant'Angelo o Mole Adrianea. Secondo alcune
ipotesi, il sarcofago in porfido rosso dell'Imperatore sarebbe stato
riutilizzato, in particolare il coperchio, come vasca del fonte battesimale
della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Fonti Bibliografiche:
- Elio
Sparziano, Historia Augusta, I-XXVII;
-
Cassio Dione Cocceiano, Historia Romana;