A cura di Francesca Proietti
Chiesa di San Silvestro, panoramica esterna con il singolare campanile “a vela”. |
Situata nell’omonima piazza, che si affaccia sulla Via Del Colle, la chiesa di San Silvestro dava il suo benvenuto ai viandanti, mercanti e pellegrini che transitavano nella nostra dal XII secolo. Lo stile della chiesa si classifica sicuramente come romanico anche se alcune fonti parlano della chiesa già nel periodo del pontificato del tiburtino Papa Simplicio (468 - 483, per ulteriori approfondimenti è possibile consultare l'articolo di ArcheoTibur “San Simplicio” al seguente link https://www.archeotibur.org/p/i.html). La chiesa presentava originariamente notevoli somiglianze con un’altra costruzione sacra situata sul suolo tiburtino; infatti era progettata per essere la gemella della chiesa di “San Pietro alla Carità”. L’impianto originario della chiesa infatti presentava tre navate, una centrale più grande, e due laterali di dimensioni minori; le navate erano separate tra loro da due file di dodici colonne di marmo cipollino. Le colonne, già murate dopo i lavori di riduzione della chiesa, furono vendute nel 1767 per far fronte ai debiti dell’allora parrocchia di San Silvestro. La chiesa venne pesantemente rimaneggiata nel secolo XVII per motivi di carattere prettamente urbanistico; la navata di sinistra venne abbattuta per allargare la via del Colle mentre quella di destra venne abbattuta per l’ampliamento della casa parrocchiale. Questi pesanti rimaneggiamenti modificarono anche il campanile che dalla tipica forma quadrata venne ridotto a vela assumendo l’aspetto con cui è possibile ammirarlo ancora oggi. La facciata invece conserva pressappoco il suo aspetto originario presentando una struttura a tre finestre con frontone sostenuto da mensoline di marmo e con un portale architravato di stampo classico. L’interno, ridotto quindi ad un solo ambiente di forma rettangolare, presenta un’abside impreziosito da una notevole quantità di decorazioni che pur avendo subito gli effetti del tempo e dei vari rimaneggiamenti riescono ancora oggi a suscitare un enorme senso di stupore che sicuramente ci accomuna agli osservatori che ci hanno preceduto.
Gli affreschi che impreziosiscono l’ambiente presentano forti punti di contatto con le decorazioni situate nella cripta della Cattedrale di Anagni e lo si può notare per l’uso dei colori e soprattutto per l’impianto figurativo che ricordano molto le scelte stilistiche del cosiddetto “Maestro Delle Traslazioni” che operò nella suddetta Cattedrale nello stesso periodo degli affreschi tiburtini. Il periodo in cui questo maestro operò probabilmente in entrambi i posti è da ascriversi in un intervallo che va dal XII secolo circa agli inizi del successivo.
Chiesa di San Silvestro, interno, navata e ciclo pittorico del catino dell'Abside. |
I lavori per riportare alla luce la possente decorazione ad affresco situata nell’abside e nell’arco trionfale sono stati eseguiti nel 1911 e portati avanti per circa un decennio; infatti possiamo basarci su una lapide apposta nel 1917 come testimonianza. L’anno di apposizione della lapide ci testimonia l’importanza rappresentata dalla chiesa in quanto la nostra Nazione in quell’anno si trovava in pieno conflitto mondiale. Gli affreschi hanno come argomento principale le leggende dell’imperatore Costantino e di San Silvestro che rappresentano rispettivamente potere temporale e potere spirituale; probabilmente il collocare delle decorazioni con un argomento del genere in un luogo così vicino alle mura cittadine ampliate potrebbe lasciar intendere un preciso scopo politico e sociale. Nell’arco trionfale possiamo ammirare la scena della glorificazione con al centro la figura del Cristo, contenuta dentro l’aureola, nell’atto di benedire circondato dai quattro evangelisti, dai sette candelabri e con i quattro signori dell’Apocalisse che offrono calici d’oro, simbolo delle preci dei giusti. La scena della glorificazione è situata nell’arco trionfale con un’organizzazione decorativa che vede: al centro il Cristo benedicente che campeggia dentro un’aureola con ai lati i simboli dei quattro evangelisti, i sette candelabri ed i ventiquattro anziani dell’Apocalisse che offrono calici d’oro. Nel catino absidale invece troviamo un’imponente Teofania cioè l’apparizione del Cristo con la Corona sulla testa retta da Dio. Il Cristo qui ritratto è stato rappresentato nell’atto di alzare la mano destra verso l’Apostolo Paolo mentre con la sinistra consegna all’Apostolo Pietro il rotolo della Legge che terrà assieme alle chiavi e al pastorale. La scena è immersa in un ceruleo paesaggio che raffigura le rive del Giordano ove troviamo due palme e su una di queste vi si posa delicatamente una fenice che è ovvio simbolo di resurrezione e che qui crea un chiaro parallelismo con la figura del Cristo.
Chiesa di San Silvestro, dettaglio del ciclo pittorico degli affreschi nel catino dell'Abside. |
Al di sotto della Teofania troviamo tre cicli distinti di affreschi:
-nel primo ammiriamo la fila dei Dodici Agnelli rappresentanti i Dodici Apostoli che, divisi in due schiere, si dirigono verso il centro dove è collocato l’Agnello Divino ferito e sanguinante;
-nel secondo ampio ciclo di affreschi troviamo la Vergine in trono con il Divino Bambino benedicente mentre ai lati possiamo riconoscere i profeti qui raffigurati tutti quanti con i cartigli delle loro profezie. Partendo da destra troviamo S. Giovanni Battista, Salomone, Abacuc, Abdia, Ageo, Malachia, ognuno recante un cartiglio con la propria profezia. È doveroso segnalare che il cartiglio di Abdia risulta simmetricamente sollevato (dall’altro lato la stessa cosa accade con Ezechiele) per la presenza della finestra. Continuando verso sinistra vediamo Giovanni Evangelista, David. Isaia, Ezechiele (come detto con il cartiglio sollevato per la presenza della seconda finestra nell’abside), Osea, Daniele e Giona;
-nel terzo ciclo sono raffigurate le leggende legate alla vita di San Silvestro ed alla conversione di Costantino; come ad esempio la scena del battesimo dell’imperatore e la sua successiva guarigione dalla lebbra. Le scene infatti ci narrano che l’Imperatore, mosso a compassione dalle lacrime delle madri avrebbe rinunciato a bagnarsi del sangue dei bambini scelti per il sacrificio rinunciando di fatto ad una possibile guarigione dal terribile morbo. Dopo questo l’imperatore vide due figure apparirgli in sogno e si convinse di dover trovare San Silvestro Papa che, a causa delle terribili persecuzioni a danno dei cristiani, si nascondeva nella zona del Soratte. Il Papa dopo averlo convinto che le figure sognate altri non erano che S. Pietro e Paolo lo battezzò e, miracolosamente, l'Imperatore guarì. Un’altra scena intrisa di un profondo simbolismo è quella che rappresenta San Silvestro contro il Drago; il Santo che lega la testa del drago infatti rappresenta la vincita del cristianesimo sul paganesimo. Il drago simboleggia il male che si accaniva, nella persona di Satana, verso la città di Roma; il Papa viene invitato da Dio a scendere nella sua tana per distruggere quella creatura che con i suoi malefici afflati tormentava le anime della povera gente. Così è stato; il diabolico drago viene sconfitto dal Papa e la città di Roma poteva tornare libera e salva;
-nel quarto ciclo sono presenti delle decorazioni del tutto slegate dal resto delle decorazioni sia per quanto riguarda gli argomenti sia per la datazione che qui è posteriore di almeno due o tre secoli in quanto le raffigurazioni di Santa Lucia, San Gregoria e San Bernardo sono ascrivibili al XV secolo. Mentre il San Luca, San Primitivo, Sant’Anna con la Vergine e il Bambino sono ascrivili al XVI secolo. È interessante notare che tutte le decorazioni sono nient’altro che l’espressione di quell’eterna lotta tra Impero e Papato che vede come parte predominante quest’ultima. Quello che stupisce non è tanto la volontà dell’artista (e del committente) di mettere in luce una eventuale predominanza del potere spirituale ma, politicamente parlando, stupisce la collocazione in una città assolutamente “ghibellina” come era la nostra Tibur. Qui l’affresco oltre ad essere un mezzo di devozione e celebrazione diviene un ammonimento per la città e per i suoi abitanti che doveva essere destinato a durare, idealmente, per l’eternità.
Chiesa di San Silvestro, dettaglio del ciclo pittorico, San Silvestro e l'Imperatore Costantino al momento della Constitutum Constantini. |
Fonti Bibliografiche.
-”Viaggio a Tivoli”, Franco Sciarretta, Tiburis Artistica edizioni, 2001;
-”Tivoli nel Medio Evo”, Vincenzo Pacifici, Società Tiburtina di Storia e d'Arte, vol. V – VI, 1925 – 26;
-”Tibur Pars Prima”, Cairoli F. Giuliani, 1970;
-”ArcheoTibur – Annales n. 0”, QuickEbook Edizioni, Tivoli 2019;