A cura del dott. Giovanni Di Braccio
Busto di Flavio Costantino, Villa D'Este, Tivoli.
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La
Trimillenaria Cività tiburtina fu protagonista di molte vicende che
portarono ad eventi catastrofici e trionfalistici, influenzarono mentalità,
strategie militari e atteggiamenti che fecero dell'Arcana Sychelicon
(*1) un luogo di vitale importanza nella Storia della Nazione.
Dopo
secoli di grande benessere ed opulenza sviluppatesi grazie alla potenza delle
armi, commercio, residenze magnifiche, pellegrinaggio e politica, propagandate
ed esportate dalla Caput Mundi (*2) a partire dagli inizi del IV
secolo d.C. Tibur, come moltissime città dell'Impero Romano, versava in una
condizione di degrado, sia di tipo istituzionale che urbanistico-difensivo, a
causa del susseguirsi di continue guerre Civili intestine, fortissima
inflazione monetaria, contaminazione con sempre più forte presenza di truppe
federate nell'esercito ed enorme pressione di orde barbariche ammassate oltre Reno
e Danubio (*3) fattori che indebolirono la struttura
amministrativa e marziale dello Stato romano. Tuttavia con l'ascesa al Trono
Imperiale dei Costantinidi (*4) in città si assistette ad
una nuova fase di riassetto urbanistico (seppur nulla di paragonabile alle
opere sillane, augustee e soprattutto adrianee) ricostruzione parziale delle
strutture difensive, mura (*5) porte urbiche, ponti e torri di guardia.
Testimonianze di questo periodo sono la discreta presenza scultorea di busti
imperiali che riproducono le fattezze del “trionfatore di Ponte Milvio”
(*6) di cui due attualmente site nell'atrio della Villa D'Este
(una posta sopra una fontana monumentale attribuita erroneamente
all'Imperatore Onorio, ma che a un attenta analisi presenta tutte le
fattezze fisiognomiche del figlio di Costanzo Cloro *7) collocate
in loco del grande architetto Pirro Ligorio, per espressa volontà dal Cardinal
Ippolito II D'Este. Il volere di Costantino si denota, a Tibur,
anche nell'attività di spoliazione delle
bellezze scultoree collocate nella fantasmagorica Villa Adriana, come nella
quasi totalità delle opulente residenze tiburtine extraurbane entrate a
far parte del demanio Imperiale (e perciò ereditate da Imperatore a Imperatore)
successivamente alla perdita del Dominus e/o della Gentes di
appartenenza (come il caso della Villa attribuita a Quintilio Varo o a Quintilio
il Cremonese) o semplicemente donate volontariamente. Proprio di suddette
opere d'arte furono abbelliti palazzi, piazze e fontane della “Nuova Roma”
(*8) oltre il Bosforo.
Tivoli via degli Orti, Stele di Costanzo II e Costante. |
È del
339 una stele marmorea dedicata all'Imperatore Costanzo II e Costante
(*9) posta presso l'attuale via degli Orti, testimonianza di
una continua presenza e attenta manutenzione, ristrutturazione viaria, anche di
tipo strategico, del “Clivius Tiburtinus” opera di Lucio Turcio
Secondo Asterio, figlio illustre dell'allora Praefectus Urbi di Roma
Aproniano, Governatore (con la riforma dioclezianea l'Italia si divide
in varie Diocesi e governariati) sia della via Flaminia che del Piceno. Di suddetto periodo risulterebbe essere realizzata o
ricostruita la possente struttura architettonica, con volta a cupola e oculus, nota come “Tempio della Tosse”
con pitture di X e XIII secolo d.C. (per ulteriori
approfondimenti al riguardo, sarà possibile consultare a breve l'articolo Il
Tempio della Tosse” a cura di Christian Doddi e del dott. Stefano Del Priore).
A partire dall'800 molti studiosi si sono interrogati su la sua funzione,
arrivando a varie conclusioni ipotetiche:
un grandioso vestibolo della Villa di Augusto, un tempio dedicato a
Divinità guaritrici o un mausoleo (senza il rinvenimento di alcuna iscrizione funeraria). In questa fase
storica a Tivoli, come in gran parte
d'Italia, il Cristianesimo esce dal suo stato di semi-clandestinità imponendo
gli schemi del Nuovo Credo Religioso e affermandosi anche nell'architettura, la
quale almeno nei primi due secoli di ufficialità, ricalcò quasi fedelmente le
strutture delle precedenti religioni politeiste, sia autoctone che importate,
radicate da tempi immemori nel suolo Italico. A Tivoli, tuttavia, tracce
palesementi visibili di suddetta fase sono scarse e molto labili, se non nei
riutilizzi lapidei di epoche ed edifici successivi. Si può affermare che
l'Evangelizzazione, nella città che diede i natali illustri al grande generale
Munazio Planco (*10) fu recepita molto più tardivamente entrando in
collissione con fortissime resistenze causate dallo strettisimo rapporto di
amore e venerazione che avevano i cittadini con il grande Nume Tutelare quale
era Ercole, ma anche per l'ingente quantità di capitali che arrivavano
in città grazie ai pellegrini, i quali attraverso la Tiburtina entravano
nell'Area Sacra ove troneggiava il Tempio del sopracitato figlio di Alcmena
(*11) donando al Dio ingenti somme, facendo arricchire ancor di più le casse
della Superba, che abbracciò idealmente per secoli il celebre Santuario. È
possibile ipotizzare che il culto del “Messia” a Tibur, come nella maggioranza delle città antiche, si sia
sviluppato originariamente in modeste case private (*12) o in parti di ville
romane (come il caso della Chiesa di San Pietro alla Carità, nata
originariamente come un piccolo locale nella Villa di Quinto Cecilio Metello
Pio Nasicaa, o la chiesa di Santa Maria Maggiore fondata all'interno della
ricchissima residenza attribuita al celebre storico Gaio Sallustio Crispo)
sia di tipo Rustico che di Otium, in locali donati alla comunità (come il caso
emblematico di Valila detto il Goto, che fece realizzare una chiesa nei
sobborghi tiburtini *13) o in catacombe, attualmente non
riscontrate nel territorio urbano tiburtino.
G. Bottani, S. Simplicio Papa, olio su
tela XVIII secolo,
Palazzo San Bernardino, Tivoli.
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Fu solo con il il tiburtino Simplicio (*14), quarantasettetesimo discendente dell'Apostolo Simon
Pietro nonchè Vescovo di Roma, che secondo le cronache si assistette alla
realizzazione di moltissime dimore ecclesiastiche tra cui la Cattedrale,
dedicata al pio martire Ispanico-romano Lorenzo, la
sopraenunciata San Pietro, Santa Sinforosa al IX miglio della via Tiburtina,
San Vincenzo, Santa Maria Maggiore, Santo Stefano ai Ferri, San Silvestro Papa (per
la basilica di Santa Sinforosa, il culto di San Lorenzo, la Chiesa di Santo
Stefano ai Ferri e San Vincenzo è possibile consultare gli articoli della
nostra associazione disponibili presso il sito internet). Tuttavia i dati storici e archeologici in nostro
possesso non confermano la realizzazione
di codesti luoghi di culto nell'epoca di Simplicio: in via teorica
una prima spiegazione razionale può essere data dalla situazione di forte crisi
e instabilità economica del periodo, che coincide con la Caduta dell'impero
Romano d'Occidente e la deposizione di Romolo Augusto ad opera del
generare Barbaro Odoacre, che farà inviare le insegne imperiali
(diadema, scettro, toga aurea e spada) presso Costantinopoli,
riconoscendo l'Imperatore Zenone quale unico Sovrano della Romanitas:
a riguardo alle chiese tiburtine si può
pensare solo ad una prima cons acrazione dei futuri luoghi santi e non al loro innalzamento architettonico; oppure, data l'antichità di queste prime fasi paleocristiane, non è peregrino supporre che i resti di riferimento siano attualmente coperti molti metri sottoterra e che prove lampanti potrebbero emergere solo grazie a indagini scientifiche e scavi. Tornando alla cronistoria, ll nuovo Rex Germanico (*15) non venne visto dai popoli italici come un estraneo al comando anzi, lo stesso sciro (*16), il cui potere era basato sull'appoggio dell'esercito, tollerò le istituzioni facendole rinnovare di nuovo, trovando cosi il consenso della classe dirigente Latina, portando stabilità nell'intera penisola. Questo causò attriti ed invidie con il potentissimo isaurico Flavio Zeno (o Zenone ) che sempre più vedeva in lui un fastidiosissimo rivale, tanto che nel 488 l'Augusto Imperatore offrì a Teodorico, Re degli Ostrogoti (Goti dell'Est) la possibilità reale di insediarsi nel trono d'Italia (come vassallo) se gli fosse riuscito a rimuovere Odoacre. Nel 489 Teodorico marciò con il suo possente esercito gotico nella Penisola passando le Alpi Giulie, sconfigendo Odoacre per la prima volta il 28 agosto presso l'Isonzo, ma con alterne fortune il Sovrano goto ebbe la meglio solo grazie agli aiuti militari del Re visigoto Alarico II ed il tradimento (dei patti di regnare assieme, accordo sancito dal Vescovo di Ravenna, nonchè Metropolita, Giovanni), che causò la morte del capo sciro.
Teodorico, miniatura del XIII secolo. |
Teodorico denominato successivamente “Il Grande” (*17)
seguì le linee guida del precedente Dux barbarico lasciando ai
romano-italici gli impegni amministrativi e politici, riservando al contempo
per i Goti totali compiti di sicurezza e difesa delle frontiere. Inoltre emanò
provvedimenti che incisero positivamente sulla vita del popolo, bonificando
nuovi terreni, ripristinando alcune strade per favorire di nuovo i commerci, ma
fu nella meravigliosa Ravenna (*18) che sviluppò i suoi sforzi
massicciamente, sanificando paludi, ampliando le mura, realizzando nuovi e
magnifici palazzi, fontane, chiese e porti fluviali. Il Credo Cristiano
Ariano (*19) era una caratteristica di molti popoli germanici del V-VI
secolo, ed i Goti non facevano eccezione. Tuttavia, almeno nei primi anni
di regno Teodorico fu clemente e liberale verso la fede Ufficiale
(massicciamente professata tra tutti i cittadini romani del Mondo Tardo-Antico)
mentre negli ultimi, diventò più intransigente
perseguitando la classe dirigente papale, filo imperiale (arrivando a
deporre ed imprigionare il Papa Giovanni I *20) facendo
esacerbare gli animi religiosi schierandosi palesemente contro l'ortodossia
Imperiale portata avanti dall'imperatore Giustino I. Il settantaduenne Teodorico
morì a Ravenna nel 526 dopo aver cercato di creare vanamete una
stabilità politica, militare e sopratutto religiosa, lasciando sul trono suo
nipote Atalarico (516 - 534) ma che in realtà era sotto la
reggenza della sua potente madre Amalasunta, palesemte filo-romana
imperiale, che chiederà l'aiuto al nuovo Augusto Imperatore Giustiniano I per
far tornare l'Italia tra i possedimenti Imperiali.
Note:
*1
Sychelicon fondazione originaria del Popolo dei Siculi stabilitisi sin dal XIV
secolo a.C. nel suolo di Tivoli, secondo le fonti leggendarie.
*2
Roma definita durante l'Impero il “Capo del Mondo”.
*3
Confini naturali che Roma cercò di difendere costantemente dalla grande
pressione dei Popoli Germanici, cui si aggiunsero anche gli Unni, Bulgari e
Slavi.
*4 Da
Claudio il Gotico Imperatore dal 268 al 270 d.C. all'Augusto Imperatore Flavio
Claudio Giuliano 360-363 d.C. passando per il Cesare Costantino Cloro, Flavio
Costantino, i figli Costante I, Costantino II, Costanzo II.
*5
Che erano state riedificate e ampliate, sotto l'Impero di Aureliano .
*6
Flavio Costantino il 28 ottobre del 312 vinse la celebre battaglia sulle sponde
di Ponte Milvio in Roma, contro l'esercito dell'Imperatore Massenzio.
*7
Flavio Costantino, figlio di Costanzo Cloro ed Elena, santificata
successivamente dalla chiesa di Roma.
*8
Costantinopoli attuale Istanbul, città rifondata, simile a Roma, sulle
fondamenta della Polis Greca di Bisanzio.
*9
Flavio Giulio Costante 320 – 350, il terzo figlio di Costantino avuto da Fausta
Massima Flavia, mente Flavio Giulio
Costanzo II anch'esso figlio di Costantino e quarto in successione, si
ritroverà ad essere unico erede al trono Imperiale dal 337 al 361 d.C.
*10
Lucio Munazio Planco nativo di Tivoli 90 -15/10 a.C. ottenne due volte
l'Imperium, Praefectus Urbis, Legato Propetore, fondatore di Basilea, Grenoble,
Lione, nel 27 a.C. perorò la nomina onoraria in Senato di Augusto ad Ottaviano,
futuro primo Imperatore Ottaviano Cesare Augusto.
*11
Eracle nel mito greco era figlio della mortale Alcmena di Tebe e del Cronide
Zeus.
*12
Note come Tituli o chiese domestiche, in cui la comunità tutta si riuniva .
*13
Flavio Valila Teodosio detto il Goto, Magister Militum sotto Ricimero, amico di
Papa Simplicio, fece realizzare nei sui terreni la chiesa detta “Cornuta” nel
territorio tiburtino, di oscura ubicazione.
*14
Simplicio nato a Tivoli nella prima metà del IV secolo, fatto Papa il 3 marzo
del 468, sotto l'imperatore Artemio Procopio e deceduto a Roma il 10 marzo del
483.
*15
Flavio Odoacre 433 – 493 depose l'ultimo Imperatore romano d'Occidente Romolo
Augusto, lui stesso usurpatore con il padre Flavio Oreste dell'illegittimo
Imperatore Giulio Nepote, nel 476 d.C. consegnò le insegne all'imperatore
Zenone, chiedendo a quest'ultimo il titolo di patrizio romano, che non fu mai
confermato dall'Imperatore d'Oriente.
*16
Gli Scirii o sciriani erano un popolo che proveniva dalla Germania Orientale e
che solo nel 200 si trasferì sulle coste del Mar Nero.
*17
Teodorico nato in Pannonnia nel 454 e morto a Ravenna nel 526, fu Rex degli
Ostrogoti e patrizio d'Italia.
*18
Ravenna divenne Capitale dell'Impero Romano d'Occidente nel 402 ad opera
dell'Imperatore Onorio, che fece trasferire la Capitale imperiare da Milano a
Ravenna. a causa delle minaccie del vandalo Alarico.
*19
Dottrina cristiano-teologica sviluppata dal monaco Ario (256-336) dove si
sosteneva che la Natura del Figlio fosse inferiore a quella del Padre. Fu
condannata per la prima volta nel Concilio di Nicea del 325, trovando tuttavia
terreno fertile nei popoli germanici quali Goti, Vandali e Longobardi.
*20
Fu il cinquantatresimo Papa, venerato come Santo e Martire, fedele all'editto
di scomunica agli ariani, che aveva redatto l'Imperatore d'Oriente Giustino I
nel 523, arrestato ed imprigionato fu condotto a Ravenna, dove mori nel 526 per volontà di Teodorico.
Fonti Bibliografiche
Alessandro Barbero, Costantino il Vincitore, Salerno Editrice, Roma, 2016,
Paola Ombretta Cuneo, La legislazione di Costantino II, Costanzo II e Costante (337-361), Giuffrè, 1997.
Papa Simplicio, in Enciclopedia dei Papi, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000.
Papa Simplicio, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010 .
Odoacre, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
Teodorico il Grande, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc .
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