Benvenuti nel sito ufficiale dell'A.P.S. ArcheoTibur di Tivoli (RM).NUOVO ANNALES VOL. III ANNO IV DISPONIBILE

Giovanni IX

A cura del dott. Giovanni Di Braccio.



Il Santo Padre Giovanni IX nacque a Tivoli nell'Anno Domine 840.
Figlio di Ramboaldo, o Rampoaldo, denominazione germanica di marca gotica, chiaro segno di una penetrazione ostrogota pluricentenaria, anche in ambito lessicale, nella trimillenaria città. Nella biblioteca papale alessandrina è conservato un manoscritto successivo di un abate del casato Caetani, in cui è riportato il nome della famiglia di appartenenza, del futuro Pontefice, che sembrerebbe rimandare a quello dei nobili tiburtini Serbucci. Della sua formazione pre-papale si conosce molto poco, tuttavia sappiamo che iniziò l'attività ecclesiastica dapprima come monaco benedettino, per poi essere nominato Abate nel monastero di San Clemente Papa, l'attuale chiesa di Sant'Anna a Tivoli. In seguito fu nominato diacono, e poi elevato cardinale da Papa Formoso (891-896), colui che fu riesumato dal Pontefice Stefano VI (896-897) sotto il controllo dell'allora Duca di Spoleto, nonché Re d'Italia, Lamberto II (880-898), indicendo il macabro “sinodo cadaverico”, nel quale il defunto successore di Pietro fu posto sul trono nella Basilica Lateranense per essere ufficialmente deposto e dichiarare illegittimi i suoi ordini pontificali.

Concilio cadaverico”, J.P. Laurens 1870, olio su tela-Musèe des Beaux-Arts.

Dopo un susseguirsi annuale di Vescovi di Roma (da Stefano VI, Romano Gallese, Teodoro II) la fazione filogermanica, opposta a quella spoletina che voleva l'elezione del Vescovo di Caere (futuro Papa Sergio III, 904-911) riuscì a spuntarla facendo eleggere il tiburtino Giovanni IX tra il dicembre dell'897 e il gennaio dell'898. Una delle prime preoccupazioni del nuovo Pontefice fu quella di riabilitare Sua defunta Santità Formoso e di restituire validità a tutte le sue ordinazioni, proseguendo in questo senso l'opera dei predecessori Romano e Teodoro. Tuttavia, i nobili germanici che riuscirono a confermare l'elezione papale, aspettandosi di conseguenza la conferma imperiale di Arnolfo di Carinza (Sovrano di Baviera dall'887, dei Franchi orientali dall'888, d'Italia nel 894 e Imperatore del Sacro Romano Impero dall'896) rimasero profondamente delusi dalla politica pontificia che confermò l'illegittimità dell'incoronazione di Arnolfo, avvenuta nell'896, ponendo la corona imperiale a Lamberto II, il quale essendo già in territorio italico poteva assicurare al Pontefice la presenza di un esercito stabile a sua disposizione. Giovanni IX, nella sua attività pontificale, istituì tre Concili. Del primo non si conoscon data, luogo, né tantomeno argomentazione; il secondo è avvenuto certamente a Roma nella primavera dell'898; il terzo, invece, avvenne nell'estate dello stesso anno a Ravenna

Nel Concilio romano fu definitivamente riabilitata la figura del Patriarca vaticano Formoso, come detto in precedenza, annullando il cosiddetto “sinodo del cadavere post mortem”, sancendo anche l'illegalità della Corona imperiale di Arnolfo. Tuttavia gli altissimi prelati quali i Vescovi di Albano, Velletri, Tuscania et similia, che parteciparono a quell'episodio sgradevole, si dichiararono pentiti più che altro perché costretti a forza ottenendo così il perdono papale, mentre i promotori della politica dissacratoria nei confronti di Formoso, capeggiati da Stefano VI, Sergio III e dai parroci Benedetto e Marino, furono scomunicati. Come enunciato, nel mese di luglio, Giovanni si incontrò con l'alleato imperiale Lamberto II nella bizantina Ravenna. Nel Concilio ravennate presiedettero circa 74 Vescovi di varie diocesi dell'Italia Settentrionale, sancendo la consacrazione a riguardo dell'elezione papale, da svolgersi alla presenza dei legati imperiali, ribadendo la Costitutio romana (ratificata nell'824 dall'Imperatore Ludovico detto “Il Pio”, in cui si riconosceva, inoltre, la Sovranità del Papa sullo Stato della Chiesa) e dando seguito alla completa autonomia della Chiesa nell'elezione del Pontefice.

Di seguito è riportato un estratto del suddetto accordo:

Quia sancta Romana Ecclesia, cui auctore Deo praesidemus, a pluribus patitur violentias, Pontifice obeunte: quae ob hoc inferuntur, quia absque imperiali notitia Pontificis sit consecratio, nec canonico ritu et consuetudine ab imperatore directi intersunt Nuncii, qui scandala fieri vetent: Volumus, ut quum instituendus est Pontifex, convenientibus Episcopis et universo Clero, eligalur, praesente Senatu et Populo, qui ordinandus est. Et sic ab omnibus electus, praesentibus Legatis Imperialibus consacretur. Nullusque fine periculo sui, juramenta vel promissiones aliquas nova adiventione audeat extorquere, nisi quae antiqua exigit consuetudo, ne Ecclesia scandalizetur, et Imperialis honorificentia minuatur.”

Vennero stabilite anche delle sanzioni censorie ecclesiastiche, ma anche imperiali, a tutti coloro che avessero osato depredare il patriarchio, durante la vacanza del Seggio di Pietro, confermando il canone per cui nessun Vescovo doveva essere trasferito in altre sedi italiche. In cambio di ciò ci fu il riconoscimento Imperiale di Lamberto II, che promise la restituzione dei beni e dei territori che gli imperiali avevano sottratto illegalmente, ristabilendo così la riconciliazione tra i due poteri, Temporale (il Sacro Romano Impero) e Sacrale (il Vescovo dell'Urbe). Nell'ultimo anno papale, in Italia, ci furono vari sconvolgimenti socio-politici dovuti sia alla scomparsa dei principali “attori” protagonisti negli anni passsati (da Lamberto II ad Alfonso), sia ad opera del bellicoso popolo degli Ungari, più volte vittorioso sugli eserciti imperiali, sia alla discesa in campo prima di Berengario I (Marchese del Friuli, Re d'Italia nonché Imperatore) e poi di Ludovico il Cieco (Re di Provenza, d'Italia e Imperatore). Tuttavia il Papa non fece in tempo a valutare l'entità dei cambiamenti che si stavano verificando, difatti morì tra il gennaio e il maggio del 900, proprio mentre l'italico paese stava sprofondando nel baratro dell'anarchia politica.

Fu tumulato in un sarcofago marmoreo collocato nel quadriportico della Costantiniana Basilica Vaticana. L'opera pacificatrice di Giovanni IX non si limitò all'Occidente; durante gli anni del suo pontificato, in Oriente, era ancora in corso la disputa riguardante il patriarca Fozio che era stato eletto una prima volta Esarca di Costantinopoli nell'854, in maniera irregolare, essendo egli un laico e non essendo ancora vacante la sede vescovile. Nella raccolta di scritti antifoziani, risalente all'ultimo decennio del IX secolo, e in alcuni manoscritti greci agli atti dell'VIII Concilio Ecumenico, è contenuta una lettera del Papa tiburtino a Stiliano Mapa, Metropolita di Neocesarea, e agli altri capi del partito degli antifoziani intransigenti. Nella lettera il pontefice afferma che dovranno essere osservate le decisioni prese dai suoi predecessori Niccolò I, Giovanni VIII e Stefano V, quindi conferma la validità dei patriarcati di Ignazio, Fozio, Stefano e Antonio Cauleas e le loro ordinazioni. La lettera costituisce un esempio della tattica adottata dal Papato nei confronti degli ignaziani, ai quali doveva essere riconosciuta l'opportunità della condanna del primo patriarcato di Fozio mentre, allo stesso tempo, venivano scoraggiati dal continuare le ostilità. Il Santo Padre tiburtino tentò di recuperare all'autorità di Roma la diocesi di Moravia: la Moravia era stata cristianizzata nella seconda metà del IX secolo da Cirillo e Metodio, inviati da Bisanzio, i quali iniziarono con successo l'opera di evangelizzazione e ricevettero l'approvazione di papa Adriano II, che nominò Metodio Arcivescovo.

San Fozio il confessore detto il Grande. Icona Bizantina.


Fonti bibliografiche

  • C. Gnocchi : Giovanni IX, in Enciclopedia dei Papi, vol.2, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000.
  • C. Rendina : I Papi - storia e segreti, Roma, Newton&Compton editori, 2005.

  • F. Gregovius : Storia di Roma nel Medioevo - libro V, cap. VII, par. 3.

  • G. Arnaldi : Papa Formoso e gli imperatori della casa di Spoleto, in Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Napoli, 1951, pp. 85-104 .

  • A. Simonini : La Chiesa ravennate, Ravenna 1964 .



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