Benvenuti nel sito ufficiale dell'A.P.S. ArcheoTibur di Tivoli (RM).NUOVO ANNALES VOL. III ANNO IV DISPONIBILE

Pio II, il Pontefice della Rocca Tiburtina

A cura del dott. Giovanni Di Braccio


Pinturicchio, Pio II, cattedrale dell'Annunzione Pienza.


Il duecentodecimo reggente del trono papale della Santa Romana Chiesa fu Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini. Nacque il 18 ottobre del 1405, nell'allora contado senese di Corsignano (ribattezzata Pienza e attuale provincia di Siena) da Silvio Piccolomini, d'insigne e vetusta nobilitas senese tuttavia in fase di decadenza economica, e Vittoria Forteguerri .

Nato postumo e ultimo di una generosa prole composta da diciotto figli, gli fu posto dalla sua famiglia un nome roboante in ricordo di un loro avo illustre, tale “Giulius Piccolominis Amideis” imparentatosi con la famiglia fiorentina degli Amedei .
Fu battezzato Enea Silvio poiché si credeva, attraverso attestati medievali non del tutto comprovati, che la sopracitata famiglia toscana discendesse direttamente dalla romana, e allora creduta semi-divina, Gens Giulia e dunque per onorare una cosi grande stirpe furono scelti i nomi dei due capostipiti ancestrali. Tuttavia seppur in una non grande agiatezza economica ebbe un'educazione di altissimo livello culturale, al pari di principi e nobili europei del tempo.

Nell'anno 1423 entrò alla celebre Università di Siena per studiare diritto, scelta imposta dalla famiglia, studi che digerì mal volentieri in quanto dedicò le sue massime energie alla lettura e riscoperta dei testi classici, spaziando da Platone a Cicerone, sino ad arrivare a Lucio Anneo Seneca.
Nel 1429 si trasferì a Firenze per perfezionare gli studi accademici.
Fu proprio nella città del Giaggiolo bianco che frequentò e conobbe umanisti di prim'ordine quali Francesco FilelfoLeonardo Bruni e Poggio Bracciolini, con i quali strinse amicizie e passioni per lo studio della cultura greco-romana.

Laureatosi divenne, per un breve tempo, docente nella sua Università di Siena, per poi passare nel 1431 ad assumere l'incarico prestigioso di segretario presso il Vescovo di FermoDomenico Capranica. Fu proprio il Capranica uno dei grandi rappresentanti del Concilio di Basilea, svolto tra il 1431 e il 1445, voluto da Gabriele Condulmer, nominato Papa Eugenio IV dal 1408 al 1447, ma che portò a scissioni e contrasti forti all'interno della Chiesa. Tuttavia il fine ultimo e macchinoso del Capranica era quello di assurgere alla carica cardinalizia, negatagli ostinatamente da Eugenio IV, alla quale fu designato dal precedente Pontefice Martino V deceduto nel 1431. A Basilea Enea Silvio si distinse per le sue innate doti di oratore e per la sua grande cultura giuristica, sostenendo con forza la dottrina conciliare. Il suo lavoro e le sue qualità lo portarono ad avere molti incarichi sia dal sopracitato Vescovo di Fermo che da altri illustri nobili e altissimi ecclesiastici, come la missiva segreta che ebbe nel 1435 dal Cardinal'Alberti consegnata a Re Giacomo I di Scozia, dopo varie peripezie e vicissitudini che che lo videro protagonista di atti di forza e violenze nel territorio Britannico-Caledone, pullulante di briganti e fuorilegge. Intanto a Basilea, in ambito conciliare, i contrasti e le animosità si accrebbero sempre più tanto che Eugenio IV, preoccupato della piega che si stava andando a sviluppare, volle spostare la sede del Sacro Concilio dalla Svizzera Basilea all'estense Ferrara, nel 1437, per aver un maggior controllo della situazione. Questo portò ancor di più ad esacerbare gli animi, tanto che la maggior parte dei Padri rifiutarono l'invito papale, generando il cosi detto “piccolo scisma d'occidente”. Il laico Piccolomini nel 1436 fu nominato funzionario del Concilio schierandosi a favore degli scissionisti. Nel 1439 appoggiò assieme ad altri l'elezione a Vicario di Cristo in terra, dal 1440 al 1449 (in questo caso definito Antipapa a causa della scomunica e non legittimità della carica papale), del Duca di Savoia Amedeo VII, ribattezzato Felice V. Fu nel 1442 che il Pio divenne segretario del suddetto Pontefice, ultimo Papa scomunicato che la storia ricordi, con il pretesto di entrare alla corte dell'Imperatore del Sacro Romano Impero delle Nazioni Germaniche Federico III, in precedenza Duca D'Asburgo.


H. Brugkmair, Federico III.

Alla corte viennese, in virtù delle sue eccellenti doti di retorica e cultura, fu nominato poeta laureato specificamente nella dieta di Francoforte del 1443, per poi ottenere il patrocinio di Kaspar Schlick, celebre cancelliere imperiale. Presso la corte del germanico imperatore soggiornò per circa tre anni, nei quali scrisse le due sue più grandi opere letterarie: la commedia Chrisis del 1443 e Historia de duoabus amantibus nel 1444. Nell'45, dopo una grave malattia, cambiò radicalmente parere politico e sociale, avvicinandosi sempre più alla corte romana papale, approfittando proprio di un viaggio come delegato di Federico III con la missione di indurre il Papa a convocare un nuovo concilio. Missione che pur tuttavia arrivò a un nulla di fatto ma che, grazie ai nuovi legami papali, lo assolse dalla censura ecclesiastica, portando avanti la carica di assistente pontificio alla corte germanica. Con le sue arti diplomatiche cercò di ammorbidire e riavvicinare le due super-potenze europee, recitando una parte molto importante nel compromesso. Il morente Eugenio IV accettò la riconciliazione dei principi tedeschi nell'abbandonare le istanze del concilio e Felice V, che già da qualche anno aveva preso i voti da canonico di Trento, nel 1446 fu consacrato suddiacono e nel '47 presbitero di Sorrento.

Con il nuovo Governante del Patrimonio di San Pietro, quale Niccolò V nato Tommaso Parentucelli, Pio ebbe un canale preferenziale nella scalata ecclesiastica, sia per il legame di vecchia e comprovata amicizia tra i due che per gli interessi di tipo umanistico-letterari. Divenne Vescovo della diocesi di Trieste dal '47 al '50, per poi passare al seggio vescovile della turbolenta Siena, carica che ricoprì fino al 1458, trovando non poche difficoltà nella gestione della città toscana: caso emblematico fu quello della chiusura delle porte urbiche al passaggio di Pio il quale, nel mentre, indossava la tunica cardinalizia.

Bicherna, Siena e le torri, XVI secolo.

Nel 1450 lo ritroviamo assieme al Cardinal Cusano come ambasciatore nella corte imperiale per negoziare il matrimonio di Federico III e la principessa Eleonora D'Aviz di Portogallo, legata al soglio Pontificio, unione che avvenne per procura ma che rappresenterà indirettamente un atto di concordia che ristabiliva e distendeva i rapporti tra Chiesa e Impero. La sua intensa azione diplomatica lo porterà nel '51, per conto del Papa, anche nel regno di Boemia concludendo accordi diplomatici soddisfacenti sia con gli Hussiti (gli appartenenti al movimento cristiano rivoluzionario, antesignano dei protestanti, capeggiato da Juan Hus) che con Giorgio di Podebrady, all'epoca governatore del Regno e poi Re dal 1458 al 1471. Nel '52 ricevette l'Imperatore nella sua città vescovile (Siena) in marcia pacifica verso Roma per sposare ufficialmente la D'Aviz con il consenso papale e per ricevere la corona di Re dei romani, avvenuta il 9 marzo, e l'ancor più prestigiosa incoronazione a Imperatore del Sacro Romano Impero delle Nazioni Germaniche il giorno 19 marzo. Fu l'ultima incoronazione imperiale tenutasi a Roma nella Storia d'Europa.
Il 29 maggio del 1453 fu un giorno traumatico sia per la storia d'Europa che per per la Chiesa e la fede Cristiana, poiché l'immenso esercito musulmano di Turchi con a capo Maometto II, Sultano dal 1432 al 1481, riuscì a far capitolare e saccheggiare la grandissima e antichissima città di Costantino (Costantinopoli) l'ultimo baluardo di fede cristiana e romanitas a difesa della minacciosa espansione islamica in Occidente.


Vista di Istambul, Turchia, ex Costantinopoli.

Enea Silvio, come molti umanisti del tempo, rimase profondamente sconvolto da questo capovolgimento epocale, anche di tipo etnico e religioso, e spinto dall'emozione scrisse un trattato quale il Dialogus, in cui si denota una profonda riflessione sia sull'autorità morale del papato che la necessità di una nuova crociata volta a fermare gli infedeli Ottomani. Era il '55 quando con un'ambasciata Piccolomini arrivò a Roma per affermare l'obbedienza dell'Imperatore al nuovo Vescovo di Roma Callisto III, primo Papa Borgia, che portò il nome di Alfons De Borja y Cabanilles, consegnando anche nelle mani personali del nuovo Pontifex le raccomandazioni da parte di Federico III e del Re d'Ungheria Ladislao V per la sua personale elezione al cardinalato. La nomina non fu accettata al momento, a causa del favoreggiamento del nipote papale Roderic Llançol De Borja, futuro Alessandro IV. In quell'anno fu inviato in Polonia ad occuparsi del vescovato di Warmia ma finalmente il 17 dicembre del 1456 fu consacrato con la tiara porporata cardinalizia.


Pinturicchio, Callisto III nomina Enea, Pienza.


Sempre in quell'anno pubblicò l'Historia Friderici III Imperatoris con fine propagandistico, a imitazione delle grandi Historie dei letterati greci e romani dell'antichità, e trattati internazionali di ampio respiro quali il De Europa Cosmographia.
Il 6 agosto del 1458 il papa Borgia Callisto III morì e nel conclave emerse con forza la figura del Piccolomini, in particolare sul rivale più accreditato, Cardinale di Rouen Guillame d'Estouteville: ricordò i rischi della nomina di un francese al soglio pontificio, giacché avrebbe riportato la Santa Sede ad Avignone e l'avrebbe soggiogata agli interessi extra italici:

"E che è la nostra Italia senza il presule romano? [...] O il papa francese se ne andrà in Francia, e la nostra dolce patria sarà orbata del suo splendore; o resterà tra noi, e l'Italia, regina delle genti, servirà un padrone straniero e noi saremo schiavi della gente francese."

Finalmente il 19 agosto dell'anno Domine 1458 fu eletto Papa, scegliendo il nome di PIO II in omaggio non tanto a San Pio I ma al suo progenitore mitico Enea, denominato spesso da Virgilio nell'Eneide come “Pius”. Uno tra i sui primi atti ufficiali fu quello di riconoscere Ferdinando II di Trastamara D'Aragona, figlio del Re di Napoli Alfonso V D'Aragona reggente sino al 1458, quale erede universale del trono paterno. Nell'ottobre del suddetto anno riunì a Mantova un grande congresso di principi cristiani provenienti da tutta Europa, con lo scopo di intraprendere una crociata contro i Turchi invasori dell'ultima landa dell'Impero Romano d'Oriente, scrivendo anche una bolla con titolo Vocavit nos.

Tuttavia il congresso fallì miseramente a causa di dispute tra i vari principi riuniti e disprezzo delle varie città e Signorie le une contro le altre: ad esempio, Firenze caldeggiò al Papa di abbandonare l'impresa per far logorare i veneziani, occupati contro i Turchi a spartirsi il territorio Costantiniano. Pio. in difesa della cristianità, fondò in prima persona, nel 19 gennaio 1459, un Ordine Cavalleresco religioso in stile templare denominato Ordine di Santa Maria di Betlemme e per la prima ed unica volta fu un Papa a creare una milizia, cercando persino di far sciogliere le potenti Organizzazioni esistenti, ordinando di confluire nel sopracitato ordine. In questa fase il Piccolomini si trovò a fronteggiare dispute piuttosto accanite a proposito di aspiranti ai vari troni d'Europa, come il caso di Giorgio Podebrady che pretendeva la Corona Imperiale al posto del legittimo Federico III. Di fronte al disinteresse generale dei governanti d'Europa Pio fece circolare una falsa missiva indirizzata al Sultano Maometto II in cui offriva, in cambio del battesimo, il titolo di Imperatore romano, del quale nessun cristiano era più degno ai sui occhi. Al suo ritorno, dopo il fallimentare congresso mantovano, si trovò a fronteggiare nella Campagna romana sia rivolte baronali, come quella di Jacopo Savelli, che sconvolgimenti di briganti come Tiburzio De Maso da Palombara, legato tuttavia alla causa del Savelli, e scissioni di Signorie come quella di Rimini con Sigismondo Malatesta. A ciò fece erigere tutta una serie di castelli dall'aspetto minaccioso, che potessero scoraggiare i male intenzionati, come la celebre Rocca denominata Pia, di Tivoli, che si erge superba a guardia della Valle dell'Aniene. Pio tentò anche una mediazione nella cosiddetta Guerra dei tredici anni tra il Regno Polacco e i Cavalieri dell'Ordine Teutonico, nati nel 1190 ad Acri in Palestina, conclusasi in un nulla di fatto: il Santo Padre s'infuriò a tal punto che lanciò un'anatema sia sui polacchi che sui prussiani appartenenti all'Ordine. A luglio del 1461 canonizzò la grande Santa Caterina da Siena, sviluppando un vero e proprio impulso nell'edificazione, in gran parte d'Italia, di moltissimi monasteri e conventi di proprietà delle monache clarisse fedeli e conformi alla nuova regola della Santa senese.


Pinturicchio, Venerazione di Santa Caterina con Pio II.

Questo fervore edilizio è attestato anche a Tivoli, con il Monastero (parzialmente demolito e in costante rovina) con annesso campanile rettangolare della suddetta Santa, collocato nel Rione San Paolo. Nell'ottobre dello stesso anno ottenne un iniziale e brillante successo a livello diplomatico, con il Re di Francia Luigi XI, riuscendo ad abolire la sanzione pragmatica di Bourges che minava l'autorità papale nel Regno francofono. Come i suoi predecessori non dimenticò affatto i parenti, attuando il nepotismo su due nipoti, tra cui Francesco Todeschini-Piccolomini il quale diventerà Papa con il nome di Pio III, a vivo ricordo dello zio paterno. Il nome di Pio è legato anche alla rifondazione della sua città natale Corsignano, ribattezzata con il nome di Pienza.


Pienza, visione panoramica.

All'architetto Bernardo Rossellino fu affidato tutto il poderoso lavoro urbanistico, basato sul modello umanista della città ideale, iniziando i lavori nel 1459 e terminandoli nel 1462, con la consacrazione Papale dell'Assunta Cattedrale. Il 18 giugno del 1464 Pio volle partire con tutta la sua Corte ad Ancona allo scopo di condurre una Crociata personale contro gli infedeli; tuttavia il pontefice soffriva di febbre già quando partì da Roma e all'arrivo ad Ancona si aggravò mortalmente, mentre l'esercito si preparava ad essere trasportato dalla flotta veneziana. Spirò due giorni dopo, il 14 agosto del 1464. La sua salma fu traslata originariamente nella cappella di San Gregorio Magno, nella San Pietro Costantiniana, per poi essere sepolta assieme al corpo del nipote Pio III nella Basilica di Sant'Andrea della Valle in Roma.


Sarcofago di Pio II, Roma chiesa di Sant'Andrea della Valle.


Fonti Bibliografiche:

    L. Totaro: Enea Silvio Piccolomini papa Pio II Commentarii, Adelphi, Milano, 1984.
    E. Garin: Ritratto di Enea Silvio Piccolomini, in Ritratti di umanisti, Sansoni, Firenze, 1967.
    C. Rendina: I Papi-storia e segreti, Newton&Compton Editori, Ariccia, 2005.
    John N.D. Kelly: Vite dei Papi, Piemme, Casale Monferrato, 2005.
    D. Pirovano: Enea Silvio Piccolomini, Historia de duobus amantibus, introduzione, traduzione e commento a cura di, Edizioni dell'Orso, 2001.
    A. Miscomini: Papa Pio II, De Duobus Amantibus, Firenze, 1492.
    Marco Pellegrini: Pio II, papain dizionario biografico degli italiani vol. 3, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.



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